La Teologia del Corpo by Giovanni Paolo II

La Teologia del Corpo by Giovanni Paolo II

autore:Giovanni Paolo II
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: satorarepotenet
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


(066) La dottrina sulla Risurrezione e la formazione dell’antropologia teologica - 2 dicembre 1981

1. "Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito" (Mc 12,25). Cristo pronunzia queste parole, che hanno un significato-chiave per la teologia del corpo, dopo aver affermato, nel colloquio con i Sadducei, che la risurrezione è conforme alla potenza del Dio vivente. Tutti e tre i Vangeli Sinottici riportano lo stesso enunciato, solo che la versione di Luca si differenzia in alcuni particolari da quella di Matteo e di Marco. Essenziale è per tutti la constatazione che, nella futura risurrezione, gli uomini, dopo aver riacquistato i loro corpi nella pienezza della perfezione propria dell’immagine e somiglianza a Dio – dopo averli riacquistati nella loro mascolinità e femminilità – "non prenderanno moglie né marito". Luca nel capitolo 20,34-35 esprime la stessa idea con le parole seguenti: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito".

2. Come risulta da queste parole, il matrimonio, quella unione in cui, come dice il libro della Genesi, "l’uomo... si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gen 2,25) – unione propria dell’uomo fin dal "principio" – appartiene esclusivamente "a questo mondo". Il matrimonio e la procreazione non costituiscono invece il futuro escatologico dell’uomo. Nella risurrezione perdono, per così dire, la loro ragion d’essere. Quell’"altro mondo", di cui parla Luca (Lc 20,35), significa il compimento definitivo del genere umano, la chiusura quantitativa di quella cerchia di esseri, che furono creati ad immagine e somiglianza di Dio, affinché moltiplicandosi attraverso la coniugale "unità del corpo" di uomini e donne, soggiogassero a sé la terra. Quell’"altro mondo" non è il mondo della terra, ma il mondo di Dio, il quale, come sappiamo dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi, lo riempirà interamente, divenendo "tutto in tutti" (1Cor 15,28).

3. Contemporaneamente quell’"altro mondo", che secondo la rivelazione è "il regno di Dio", è anche la definitiva ed eterna "patria" dell’uomo (cf. Fil 3,20), è la "casa del Padre" (Gv 14,2). Quell’"altro mondo", come nuova patria dell’uomo, emerge definitivamente dal mondo attuale, che è temporale – sottoposto alla morte, ossia alla distruzione del corpo (cf. Gen 3,19) ["in polvere tornerai"] – attraverso la risurrezione. La risurrezione, secondo le parole di Cristo riportate dai Sinottici, significa non soltanto il ricupero della corporeità e il ristabilimento della vita umana nella sua integrità, mediante l’unione del corpo con l’anima, ma anche uno stato del tutto nuovo della vita umana stessa. Troviamo la conferma di questo nuovo stato del corpo nella risurrezione di Cristo (cf. Rm 6,5-11). Le parole riportate dai Sinottici (Mt 22,30; Mc 12,25; Lc 20,34-35) risoneranno allora (cioè dopo la risurrezione di Cristo) a coloro che le avevano udite, direi quasi con una nuova forza probativa, e nello stesso tempo acquisteranno il carattere di una promessa convincente. Tuttavia per ora ci soffermiamo su queste parole nella loro fase "prepasquale", basandoci soltanto sulla situazione in cui furono pronunziate.



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