L'amore Conta by Carmen Laterza

L'amore Conta by Carmen Laterza

autore:Carmen Laterza [Laterza, Carmen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Romance, Contemporary
ISBN: 9781838140830
Google: 9THQoAEACAAJ
Amazon: 1838140832
editore: Libroza
pubblicato: 2014-04-02T22:00:00+00:00


16

Il giorno di Natale del 2007, dopo che Luca mi ebbe raccontato tutta la storia di Jessica, decisi di non andare da mio padre a fare gli auguri: non avevo voglia di vedere nessuno, e tanto meno avevo voglia di presentargli Luca, come invece gli avevo preannunciato. Telefonai, mi scusai dicendo che non stavo bene, e tanti auguri a tutti.

Poi presi poche cose e me ne andai nel mio vecchio appartamento, nel quale non tornavo da due mesi. Luca non disse niente, né provò a fermarmi e lo apprezzai.

L’appartamento era mezzo vuoto e terribilmente freddo; ci volle mezza giornata perché la temperatura diventasse accettabile.

Non sapevo quello che avrei fatto, quanto mi sarei fermata, ma avevo qualche giorno di ferie, due pacchi di biscotti e la mia scatola del tè: sarei sopravvissuta.

Passai la serata rannicchiata sul divano, davanti al televisore a fare zapping, con l’unico scopo di non pensare a nulla. Solo il giorno dopo risposi al messaggio di Anna, che mi chiedeva come era andata la cena con i genitori di Luca, scrivendole semplicemente che ero tornata nel mio appartamento. Nemmeno venti minuti dopo Anna era lì.

– Che diamine è successo? Perché non mi hai chiamato? Perché sei qui? – mi inondò con le sue domande appena le aprii la porta. Mi abbracciò, e io sentii nei suoi capelli l’odore del freddo.

– Tieni, – aggiunse allungandomi una borsa della spesa piena di patatine e snack – ho pensato che qui non avevi niente, e fino a domani i negozi sono chiusi. Ci servono rifornimenti.

– Ci servono?

– Perché, tu hai impegni?

Era il suo modo per dirmi che era lì per restare e per affrontare la crisi con me, di qualunque cosa si trattasse

Appese il giubbotto all’attaccapanni, andò in cucina e mise l’acqua nel bollitore. Anche se non avevamo mai abitato insieme, quella era stata la casa di tante nostre serate, e di tutte le nostre confidenze.

Cominciò a raccontarmi come aveva passato il Natale, con sua madre, che aveva preparato cibo per un esercito, in preda a una vera e propria crisi di ansia da prestazione, per paura di sfigurare con la consuocera, e di come invece la madre di Emanuele avesse implicitamente criticato ogni piatto, dicendo “io questo lo faccio così”, “questo lo faccio colì”, “questo lo facevo venti anni fa”.

Poi, quando il tè fu pronto, ci sedemmo sul divano, con le gambe intrecciate l’una all’altra, la coperta e i biscotti sul grembo. Anna tacque per un momento e mi fissò.

– Allora? Ti ascolto.

Le raccontai tutto. Iniziai dalla serata della Vigilia: le dissi di come era stata accogliente la madre di Luca, del regalo che mi aveva fatto, del suo rapporto con il figlio, della splendida casa. Poi le riferii della foto, della curiosità instillata ad arte per farmi scoperchiare il vaso, e di quello che ne era venuto fuori. Della confessione di Luca.

Anna ascoltò in silenzio, sempre con lo sguardo fisso su di me, anche quando ogni tanto sorseggiava il tè dalla sua tazza. Alla fine del mio racconto, prese un biscotto e lo sgranocchiò lentamente, poi bevve ancora.



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