Le Grandi Storie della Fantascienza 7 (1945) by Isaac Asimov

Le Grandi Storie della Fantascienza 7 (1945) by Isaac Asimov

autore:Isaac Asimov [Asimov, Isaac]
La lingua: eng
Format: epub
editore: ScaffaleItalia
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Simon Ames era vecchio, e il suo volto era amaro come poteva esserlo soltanto quello d'un idealista incallito. Per un attimo uno strano miscuglio d'emozioni l'attraversò mentre guardava gli operai intenti a versare cemento per riempire la piccola apertura nella struttura a forma di cupola, ma i suoi occhi tornarono subito a fissare il robot che si scorgeva all'interno.

«L'ultimo Ames, il Modello Dieci», disse con voce mesta a suo figlio. «E perfino in questo non ho potuto inserire una serie completa di bobine mnemoniche! Qui, ci sono soltanto le scienze fisiche; nell'altra forma maschile, le scienze biologiche, e quelle umanistiche nella versione femminile. Ho dovuto ripiegare sui libri e su una serie completa di strumenti e congegni, per coprire il resto. Siamo ormai così totalmente concentrati sui robot-soldati, che non c'è più tempo, e neanche mezzi, per qualcosa di più pacifico e costruttivo... Dan, non c'è proprio più nessun modo di evitare la guerra?»

Il giovane capitano delle Squadre Lanciamissili scrollò le spalle, mentre la sua bocca si storse in una smorfia d'amarezza: «Nessuno, papà. Hanno nutrito i popoli con le glorie della carneficina e del saccheggio per tanto tempo, che adesso devono a tutti i costi trovare un pretesto per usare le loro orde di guerrieri-robot».

«Quei folli, ciechi, idioti!» Il vecchio rabbrividì. «Dan, potranno sembrarti paure da vecchie comari, ma questa volta è proprio vero. A meno che noi non riusciamo in qualche modo a evitare questa guerra, o a vincerla in fretta, non rimarrà nessuno in grado di combatterne un'altra. Ho passato la mia vita sui robot, so quello che sono in grado di fare... e non dovrebbero mai essere stati costruiti per farlo! Credi proprio che sprecherei un patrimonio per questi depositi soltanto per un capriccio?»

«Non sto discutendo, papà. Dio mi è testimone che la penso come te!» Dan tenne gli occhi puntati sugli operai che versavano l'ultimo cemento, eliminando in tal modo ogni soluzione di continuità in quelle pareti spesse sei metri. «Be', per lo meno, se qualcuno sopravviverà, avrai fatto tutto quello che potevi per loro. Adesso le cose sono nelle mani di Dio».

Simon Ames annui, ma non c'era nessuna soddisfazione sul suo viso quando tornò indietro con suo figlio. «Tutto quello che ho potuto... e mai abbastanza! E Dio? Non saprei neppure per che cosa pregare, perché sopravviva: la scienza, la vita, o la cultura». Le parole si spensero nel silenzio con un sospiro; i suoi occhi tornarono a fissare la galleria appena riempita di cemento.

Dietro di loro, la cupola lentamente sprofondò dentro al suolo, la superficie esterna spazzata dalla pioggia di Dio e dalle ventate di distruzione dell'uomo. La neve la copri, e poi si sciolse, e altre cose si accumularono, che nessun sole d'estate poteva disperdere, fino a quando il suolo raggiunse lo stesso livello della sua sommità. La foresta avanzò lenta e le stagioni scivolarono via nella loro immutabile alternanza, accumulando uno sopra l'altro i decenni e i secoli. All'interno, il lucido involucro di SAIO aspettava, immobile.

E alla fine il fulmine colpi,



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