Le sette picche doppiate by Augusto de Angelis

Le sette picche doppiate by Augusto de Angelis

autore:Augusto de Angelis [Angelis, Augusto de]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788898137954
editore: Edizioni Falsopiano
pubblicato: 2015-04-27T22:00:00+00:00


III.

De Vincenzi tornò in sè assai lentamente. Aveva la bocca arsa e il cranio gli faceva un male atroce.

Era disteso in terra, a bocca sotto, e sentiva qualcosa pesargli sulla schiena.

Riuscì a sollevarsi un poco, a girarsi di fianco, e vide che a pesargli addosso era la seggiola sulla quale stava seduto quando lo avevano colpito e che doveva esser caduta assieme a lui.

Riuscì a mettersi a quattro gambe e a trascinarsi fino al divano.

Quando fu seduto, guardò attorno a sè e cominciò a ricordare.

La camera era illuminata dalla lampada della scrivania. Il cassetto nel quale aveva cercato era sempre aperto. Tutto il resto appariva in ordine.

La testa gli doleva da non poterne più… Gli sembrava che il cervello stesse per scoppiargli.

Provò a distendersi sul divano, facendo cadere a terra il cappello e il pastrano che vi aveva deposti, ma fu peggio.

Finalmente, riuscì a mettersi in piedi e a trascinarsi fino al bagno. Aprì il rubinetto della doccia e cacciò la nuca sotto il getto dell'acqua. Poi prese un asciugatoio e si legò la testa. L'acqua gelata gli aveva fatto bene. II dolore si era come attutito. Le forze gli tornavano. Strinse l'asciugatoio, fino a comprimersi il cranio.

Gli sembrò di poter pensare.

Guardò l'orologio, che aveva al polso: segnava le otto.

Almeno fossero le otto del mattino, pensò. Se invece erano le otto della sera… Ma no, impossibile: lui caricava l'orologio ogni mattina; se fossero state trentasei ore che camminava, si sarebbe fermato.

Era rimasto privo di sensi poco più di tre ore. E ancora doveva ringraziare il suo aggressore, che aveva fatto le cose per benino, senza fargli pesare addosso la mano eccessivamente.

Tornò nella camera e guardò nel cassetto e sulla scrivania. Naturalmente! Il pacco delle lettere era sparito. Soltanto per questo lo avevano addormentato a quel modo.

Apri in fretta gli altri cassetti. Contenevano qualche oggetto — tra gli altri una colt n. 22 — e alcune carte. Sembravano in ordine: ma come dirlo? Chi aveva portato via il pacco delle lettere poteva essersi impadronito di qualsiasi altra cosa…

Che idiota era stato a non chiudere a chiave la porta… a non mettersi subito in tasca anche le lettere!… Si frugò nelle tasche e mandò un respiro: il registro e i libretti c'erano ancora.

No, evidentemente soltanto le lettere interessavano… o, forse, colui che era entrato e lo aveva colpito ignorava l'esistenza del piccolo registro e non aveva pensato ai libretti degli assegni… oppure le lettere non avevano nulla a che fare con le cifre, che Acrisles aveva segnate sulla rivista.

La testa gli faceva sempre male. Provò a togliersi l'asciugatoio. Tornò nel bagno e si rimise col cranio sotto la doccia. Un maledetto colpo gli avevano dato…

Ma chi?

Enrico Acrisles…

Ottaviano Merani…

Gibbs Brocksley…

Quei tre alloggiavano nell'albergo. Soltanto uno di essi aveva potuto penetrare nella camera e uscirne, senza esser veduto dal portiere. Quale dei tre? E non poteva essere stata la contessa? Difficile! Troppa sicurezza e, a ogni modo, se fosse stata lei, avrebbe dovuto avere il marito per complice…

Si guardava nello specchio del lavabo. Una faccia da cadavere aveva! Si palpò leggermente la nuca e sentì uno spaventoso gonfiore.



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