L'ibisco viola by Chimamanda Ngozi Adichie

L'ibisco viola by Chimamanda Ngozi Adichie

autore:Chimamanda Ngozi Adichie [Adichie, Chimamanda Ngozi]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858419755
Google: AEE5CQAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2015-05-31T22:00:00+00:00


10

Papa-Nnukwu si era svegliato prima di tutti. Voleva fare colazione in veranda per vedere il sole del mattino. E cosí zia Ifeoma chiese a Obiora di stendere una stuoia sulla veranda e tutti noi ci sedemmo a fare colazione con Papa-Nnukwu, ascoltandolo parlare degli uomini che raccoglievano il vino di palma nel villaggio, di come partivano all’alba per arrampicarsi sulle palme perché quando il sole era già sorto davano un vino aspro. Capivo che il villaggio gli mancava, che aveva nostalgia di quelle palme su cui gli uomini si arrampicavano legandosi al tronco con una cinta di rafia.

Anche se per colazione c’erano pane, okpa e Bournvita, zia Ifeoma fece un po’ di fufu in cui seppellire le pasticche di Papa-Nnukwu: morbide bare rotonde che lui inghiottí sotto il suo sguardo attento. La nube si era allontanata dal suo volto.

– Starà bene, – disse la zia in inglese. – Presto comincerà a darci il tormento per tornare al villaggio.

– Deve restare con noi per un po’, – disse Amaka. – Forse dovrebbe vivere qui, mamma. Non credo che quella Chinyelu si prenda cura di lui come si deve.

– Igasikwa! Non accetterà mai di vivere qui.

– Quando lo porterai a fare le analisi?

– Domani. Il dottor Nduoma ha detto che può fare due analisi invece di quattro. I laboratori privati in città vogliono sempre essere pagati in anticipo, perciò dovrò passare prima in banca. Non credo che finirò in tempo per portarlo oggi, con tutte quelle file agli sportelli.

In quel momento una macchina entrò nel compound, e ancora prima che Amaka chiedesse «È padre Amadi?» io sapevo che era lui. Avevo visto la piccola Toyota a cinque porte solo due volte prima di allora, ma l’avrei riconosciuta ovunque. Le mie mani cominciarono a tremare.

– Ha detto che sarebbe passato a trovare il vostro Papa-Nnukwu, – disse zia Ifeoma.

Padre Amadi aveva la tonaca morbida, con le maniche larghe e una corda nera annodata lenta intorno alla vita. Persino in abiti da sacerdote, il suo passo agile e disinvolto attirò il mio sguardo e lo trattenne. Mi girai e rientrai precipitosamente in casa. Dietro le persiane della mia camera da letto, a cui mancavano diverse stecche, potevo vedere distintamente il cortile davanti casa. Premetti il viso contro la finestra, contro il piccolo strappo nella zanzariera a cui Amaka dava la colpa di tutte le falene che la notte svolazzavano intorno alla lampadina. Padre Amadi era in piedi accanto alla finestra, abbastanza vicino perché potessi vedere i suoi capelli che formavano riccioli ondulati, come le increspature di un torrente.

– Si è ripreso cosí rapidamente, padre, Chukwu aluka, – disse zia Ifeoma.

– Il nostro Dio è fedele, Ifeoma, – replicò lui allegramente, come se Papa-Nnukwu fosse un suo parente. Poi le disse che stava andando a Isienu a trovare un amico che aveva fatto il missionario nella Papua Nuova Guinea ed era appena tornato. Si voltò verso Jaja e Obiora e disse: – Oggi pomeriggio passo a prendervi. Giocheremo nello stadio con alcuni ragazzi del seminario.

– Ok, padre –.



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