Limes - Chi ha paura del califfo (32015) by Limes

Limes - Chi ha paura del califfo (32015) by Limes

autore:Limes [Limes]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Limes
pubblicato: 2015-04-01T22:00:00+00:00


4. A Raqqa i vertici dell’Is hanno creato, negli ultimi due anni, una struttura gerarchica basata sulla disciplina e sulla lealtà ai leader. Abū Ḥamza ha svelato9 che l’organizzazione dispone di un vertice composto da una ventina di comandanti, che guidano l’ala militare e quella civile dell’Is. Alcuni leader sono responsabili delle forze militari e di sicurezza, mentre i ministeri civili sono retti da ministri nominati ad hoc. Come le altre province siriane controllate dall’Is, anche Raqqa ha il suo emiro, il leader locale, dal quale dipendono delegati militari e civili che amministrano la città. Come in un vero e proprio Stato, l’Is ha separato a Raqqa l’apparato militare da quello amministrativo, nominando emiri e vice-emiri per entrambi i settori.

La struttura piramidale ha al suo vertice il califfo (al-Baġdādī), che esercita pieni poteri politici e religiosi sulla comunità e gode del beneficio della bay‘a, il giuramento di fedeltà da parte dei membri dell’organizzazione. Lo Stato Islamico è poi composto da diversi «ministeri», che in ambito jihadista hanno nomi diversi, ma che sostanzialmente rispecchiano i tradizionali dicasteri occidentali: il Consiglio della šūrā (Mağlis al-Šūrā), che equivale al Consiglio dei ministri; un comitato consultivo, di cui fanno parte i leader locali, i comandanti e gli emiri; il comitato della šarī‘a, che si occupa di tutti gli aspetti legislativi; il comitato mediatico, che diffonde l’ideologia salafita-jihadista e i comunicati ufficiali; la citata Casa del denaro (Bayt al-māl), sorta di ministero delle Finanze; il Consiglio di sicurezza, un vero e proprio apparato d’intelligence; il Consiglio militare, equiparabile al ministero della Difesa; il dipartimento per la Divisione amministrativa, che si occupa di dividere per settori e province il territorio dello Stato.

Per quanto concerne le fonti di finanziamento, un lungo studio10 ne individua otto: le donazioni e i contributi di soggetti privati, associazioni e organizzazioni (numerosi personaggi degli Emirati avrebbero donato all’Is); la zakāt, l’elemosina rituale che ogni fedele musulmano deve fare; i riscatti; i servizi pubblici e privati (ospedali, ristoranti, corrente elettrica e acqua); le risorse naturali (principalmente petrolio e gas); tasse e imposte (vi sono quelle che devono essere versate da commercianti, artigiani e agricoltori musulmani, e quelle che devono essere versate dai non musulmani per non essere uccisi, la cosiddetta ğizya); il denaro del governo siriano trafugato da banche ed edifici governativi; l’agricoltura.

In funzione dell’idea di Stato, negli ultimi due anni la leadership dell’Is ha esortato i mujāhidīn stranieri a trasferirsi a Raqqa assieme alle proprie famiglie o a sposare donne siriane, traendo in questo modo diversi benefici. Lo Stato Islamico, ad esempio, mette a disposizione dei combattenti abitazioni private e garantisce alle vedove un sostegno materiale, pari a 100 dollari per la donna e altrettanti per ogni figlio. Per quanto riguarda le abitazioni, si tratta di case sequestrate agli abitanti locali non sunniti e ai dipendenti statali fuggiti da Raqqa. L’attivista siriano Abū Ibrāhīm al-Raqqāwī ha riferito ad al-Waṭan11 che ad oggi sono stati registrati 270 matrimoni imposti alle donne di Raqqa dall’Is.

A Raqqa l’Is sta ponendo la massima attenzione alle nuove generazioni.



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