Lucky Starr E Il Vagabondo Dello Spazio by Isaac Asimov

Lucky Starr E Il Vagabondo Dello Spazio by Isaac Asimov

autore:Isaac Asimov
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 1950-12-17T23:00:00+00:00


Nel baratro

«Dici sul serio?» chiese Bigman.

«Già.»

«Vuoi dire...» Il piccoletto cercò di ridere «...che ci sono veramente i marziani?»

«Mi crederesti se ti dicessi di sì?»

«No.» Aveva preso una decisione improvvisa. «Ma questo non ha importanza. Ho detto che volevo partecipare all'avventura e lo confermo.» La macchina si rimise in moto.

Quando arrivarono nei pressi della crepa, la debole alba marziana aveva cominciato a illuminare il paesaggio cupo. Erano in cammino da mezz'ora, con i potenti fari puntati in avanti per paura di «trovare il fosso troppo presto», come aveva detto Bigman.

David uscì dalla macchina e si avvicinò alla gigantesca fenditura. La luce non riusciva ancora a entrarci e si presentava come una nera, minacciosa ferita nel terreno che si allungava a perdita d'occhio. La sponda opposta era una vaga prominenza grigia, nient'altro. David puntò la torcia in basso e il raggio si perse nel buio.

Bigman arrivò alle sue spalle. «Sei sicuro che è il posto giusto?»

David si guardò intorno. «Secondo le carte è il punto più vicino alla caverna. Quanto siamo lontani dal prossimo settore della fattoria?»

«Tre chilometri buoni.»

Il terrestre annuì. Non era probabile che i farmboy passassero da quelle parti, tranne il giorno del controllo.

«Allora è inutile aspettare.»

Bigman chiese: «Come pensi di fare?».

David aveva portato a terra la grande scatola che Bigman aveva avuto a Wingrad City. A quel punto l'aprì e prese il contenuto. «Mai visto una di queste?»

L'altro scosse la testa e prese un lembo dell'aggeggio fra il pollice e l'indice guantati. Consisteva di due lunghe funi splendenti unite ogni trenta centimetri da una fascia trasversale.

«Una scala di corda, immagino» disse Bigman.

«Non proprio di corda. È silicone filato, più leggero del magnesio e più forte dell'acciaio, inattaccabile da qualsiasi temperatura che si possa trovare su Marte. Vengono usate perlopiù sulla Luna, dove la gravità è veramente bassa e le montagne sono alte. Su Marte non se ne fa un grande uso perché è un mondo piatto e direi che è un colpo di fortuna se il Consiglio è riuscito a trovarne una in città.»

«A che ti servirà?» Bigman la fece scorrere fra le dita, finché le mani trovarono uno spesso pomo di metallo.

«Attento» disse David «se non è inserita la sicura, puoi farti veramente male.»

La prese dolcemente, strinse i pomi di metallo con le sue forti mani e li girò in direzioni opposte. Ci fu uno scatto secco, ma quando lui lasciò la stretta il pomo sembrava esattamente lo stesso di prima.

«Adesso guarda.» Il terreno intorno alla fenditura sembrò assottigliarsi e scomparire, e il bordo di roccia fu messo a nudo. David si chinò e, con una leggera pressione, sfiorò col pomo della scala l'orlo del precipizio appena arrossato dalla luce del mattino. Tolse le mani e la scala rimase attaccata alla parete, sia pure a un'angolazione vertiginosa.

«Prova a muoverla» disse.

Bigman lo guardò, si chinò e tirò la scala. Per un attimo rimase perplesso, perché il pomo restava tenacemente attaccato allo stesso punto; tirò con tutta la sua forza, ma senza risultato.

Alzò gli occhi, arrabbiato. «Che hai fatto?»

David sorrise.



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