Luna nuova by Ian McDonald

Luna nuova by Ian McDonald

autore:Ian McDonald [McDonald, Ian]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
ISBN: 9788852088674
Google: 3nVmDwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2018-07-31T22:00:00+00:00


6

Conobbi Achi perché fare sesso in caduta libera mi dava la nausea. Non si parlava d’altro durante l’addestramento. Sesso in caduta libera. Non fanno altro, non vogliono fare altro. È una condanna, per l’eternità. Dopo il sesso in caduta libera, il sesso in gravità diventa rozzo e sgradevole. Quelli di Vorontsov Space sono dei ninja del sesso.

Ci accoppiavano ancora prima che superassimo il portello. Che gente, quelli della Vorontsov Space. C’era un tipo: mi guardava e io lo guardavo e avevo annuito, sì, d’accordo, anche mentre il cavo orbitale portava via il modulo di trasferimento dal ciclatore, recidendo il nostro ultimo legame con la Terra. Non sono una moralista. Ho i braccialetti del capodanno della spiaggia di Barra. Sono ben disposta a festeggiare e fare sesso in un modo che ti cambia la vita: non ci si lascia sfuggire un’occasione così. Volevo provarci con quel tipo. Siamo saliti all’interscambio. C’erano corpi ovunque, che andavano alla deriva, sbattendo l’uno contro l’altro. Gli uomini dovevano usare i preservativi. Nessuno voleva rischiare di essere colpito da quella roba, in volo. Gli ho detto: “Sii delicato”, ma ho fatto qualcosa di peggio dello sperma alla deriva. Gli ho vomitato addosso. Non sono riuscita a trattenermi. Non è molto sexy. La gravità zero mi ha scombussolato lo stomaco. Lui è stato molto gentile e ha aspirato tutto mentre io tornavo in gravità.

Nel braccio centrifugatore c’era solo un’altra persona, una ragazza con gli occhi color caramello, le mani snelle, le dita lunghe. Ogni pochi secondi, il viso le si imbronciava leggermente, ma lei non se ne rendeva nemmeno conto. Non mi guardava quasi mai negli occhi: sembrava timida e introversa. Si chiamava Achi Debasso. Non so dire di che origine fosse il suo nome; non l’avevo mai sentito prima, ma, come il mio, era stato trasportato dal corso della storia. Era siriana. Anzi, siriaca, il che sembra la stessa cosa, ma è tutto un altro universo. Apparteneva a una famiglia di cristiani siriani fuggiti dalla guerra civile. Aveva lasciato Damasco sotto forma di un grappolo di cellule nel grembo della madre. Era nata e cresciuta a Londra, aveva studiato al MIT, ma senza dimenticarsi mai di essere siriaca. Achi era nata in esilio e si stava dirigendo verso un esilio ancora più lontano.

Mentre lassù nell’interscambio i nostri futuri colleghi di lavoro scopavano, giù nel braccio centrifugatore Achi e io parlavamo, con le stelle e la Luna che passavano dietro l’oblò sotto i nostri piedi. A ogni passaggio, la Luna turbinante diventava sempre un po’ più grande e noi ci conoscevamo sempre un po’ meglio, tanto che alla fine della settimana, quando la Luna aveva riempito tutto l’oblò, noi da conoscenti eravamo diventate amiche.

Era una ragazza abitata da fantasmi, Achi. Il fantasma dell’assenza di radici. Quello dell’esilio da un paese morto. Quello del privilegio: il papà era ingegnere informatico, la mamma veniva da una famiglia ricca. Londra accoglieva a braccia aperte i profughi come loro. Il fantasma del senso di colpa: essere viva quando erano morte decine di migliaia di persone.



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