L'universo concentrazionario by David Rousset

L'universo concentrazionario by David Rousset

autore:David Rousset [Rousset, David]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: archivio ladri di biblioteche
editore: !!br0ken!!
pubblicato: 2014-08-11T22:00:00+00:00


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L'esistenza intima del campo è fatta di questa burocrazia dirigente, delle passioni che la permeano, degli intrighi per il potere, delle avventure del personale di grado più elevato nel complicato reticolo dei maneggi delle S.S. Ne derivano corruzione e violenza per gli internati in genere, esasperazione degli appetiti e degli odi, approfondimento delle discordie nazionali e personali, sinistro aggravamento delle condizioni di vita.

11.

GLI DÈI NON ABITANO LA TERRA.

L'apparato delle S.S. è tutto esterno al campo. Le S.S. controllano le strade che portano all'universo concentrazionario. Tra gli abeti si leva la torretta con le mitragliatrici puntate. Lungo le due file di alberi, al margine del sentiero, corre il filo spinato. A mo' di cippi, sguardi di teschi montati su due tibie incrociate. Un sistema di leve e l'invisibile rete ad alta tensione ampliano con la propria presenza la zona deserta. In questa solitudine ululano, ben nutriti, i cani. Una mano levata su un S.S., un insulto sfuggito di bocca, ed è la forca. L'S.S. fa un cenno e un uomo viene frustato, striscia, urla e supplica. Il volto del più alto tra i burocrati si fa grigio quando gli occhi dell'S.S. si incupiscono di collera. L'S.S. parla e migliaia di uomini, con metodo, vengono uccisi dal gas. Achtung! Passa l'S.S., i corpi si irrigidiscono, cala il silenzio.

"Sckeiss-stück!" dice l'S.S., e guarda quelle decine di migliaia di esseri allineati su uno spiazzo - esseri che può uccidere impunemente. Il palmo della sua mano è come quello di Dio. E tuttavia l'S.S. non è che onnipotenza per la feccia. Un flagello del destino, ma è il destino la divinità sovrana dei campi. Il destino dell'universo concentrazionario è lontano anni luce.

Immensi spazi di leggi e di uffici, meandri di corridoi, cumuli di rapporti fra i quali tutto un mondo di funzionari pallidi e indaffarati - vere macchine da scrivere umane - vive e muore, isolano il campo e non ne lasciano trapelare se non una spaventosa e confusa immagine di luogo inumano. Al centro di questo impero, inesorabilmente invisibile, il cervello che unifica e comanda tutte le polizie del Reich e d'Europa, che domina con volontà assoluta ogni possibile aspetto dei campi, e che ha nome Himmler, e i suoi intimi con lui. Pareti di scaffali, grattacieli di dossier, le questioni più minute sono catalogate nelle anticamere di Himmler. Da questi uffici arriva per gli internati l'ordine di vita o di morte: una firma. Il loro comportamento al campo non c'entra: di quello possono giudicare gli Obersturmbannführer. La causa è una vita morta, spesso dimenticata da mesi o da anni, e che già sembrava cosa giudicata. La causa è un inconoscibile estendersi di tale vita morta che prosegue una sua. esistenza lontana e minacciosa in uffici inaccessibili. Il processo, qui, non finisce mai, non passa mai in giudicato. Il processo si alimenta e si arricchisce di personaggi che esso stesso ha creato, senza che mai ne siano formulate le ragioni. Arriva un ordine. Una decisione nuda e cruda, senza commenti. L'ordine reca il contrassegno del padrone.



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