L'uomo giusto al numero sbagliato by Elle Casey

L'uomo giusto al numero sbagliato by Elle Casey

autore:Elle Casey [Casey, Elle]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9781503941076
editore: AmazonCrossing
pubblicato: 2017-02-06T23:00:00+00:00


Capitolo Ventotto

La mia vita fa schifo. Il mio corpo è a pezzi. È martedì mattina ed è suonata la sveglia, e io dovrei entrare in doccia. Invece rimango a letto, paralizzata. Felix mi lecca la guancia e io non ho la forza per fermarlo.

Gemo mentre cerco di girarmi verso il telefono. Lui mi segue, sapendo che non ho spirito combattivo, e ora mi lecca l’orecchio.

«Oooooooh mio Dio, che cavolo.» Mi fa male ogni muscolo del corpo. Penso di essermeli strappati tutti. Non può essere un semplice dolore muscolare, è troppo grave.

L’unica parte che non mi fa male è il pollice. Dopo aver spinto via Felix, lo uso per digitare un messaggio, appoggiando il cellulare al materasso per non dover usare i muscoli delle braccia per sorreggerlo.

Io: Ozzie, sto morendo.

Qualche secondo dopo, mi squilla il telefono.

«Pronto?» rispondo con voce lamentosa, premendomi l’apparecchio contro l’orecchio bagnato dalla lingua del cane.

«Che succede? Parlami.» Ozzie è tutto serio. Sa che sono solo le sei del mattino?

«Ho male. Penso che sto per morire.»

Un lungo sibilo mi colpisce l’orecchio prima che lui parli di nuovo. «Stai morendo per via dell’allenamento o perché ti hanno sparato?»

Allontano il telefono e lo guardo. Presumo sia il momento delle assurdità delle sei di mattina.

«No, non essere sciocco. Chi mi sparerebbe in casa mia?»

«Come faccio a sapere dove sei?!» Sta gridando come se fosse davvero arrabbiato con me.

«Perdonami, Mister Irascibile, ma pensavo avessi un affare per rintracciare i telefoni!» Ora anch’io sono arrabbiata. Mi aspettavo pietà e vengo rimproverata? Che succede?

«Ma non lo accendo a meno che non ritenga che qualcuno sia nei guai, May!»

Batto le palpebre diverse volte, assimilando ciò che mi ha detto. Ora che sono sveglia da più di tre minuti, acquista un senso.

«Bene, d’accordo. Mi dispiace se ti ho angosciato dicendoti che sto morendo.»

Lui non dice niente per un po’.

«Ozzie? Sei ancora lì?»

«Sì, dammi solo un minuto.»

Mentre i secondi passano, mi convinco sempre di più che questa mattina non avrei dovuto prendere il telefono. Lui non è il mio ragazzo, è il mio capo. Non vuole saperne dei miei muscoli doloranti; vuole solo che vada al lavoro entro le sette e che proceda con il mio incarico. Perché continuo ad attribuirgli il ruolo di fidanzato? Che cos’ha il mio cervello che non va?

«Senti, vuoi la giornata libera? Ti fa così male?»

Mi siedo con uno sforzo. «No.» La risposta sembra pronunciata da un’ottantenne. «No.» La seconda volta va meglio. Mi sento più forte. L’umiliazione mi sta mettendo le ali. «Non voglio il giorno libero, non essere ridicolo. È solo il mio secondo giorno.» Felix mi sale in grembo e io giocherello distratta con le sue orecchie.

«Ma se ti fa troppo male…»

«No. Non è affatto così. Sto bene. Ci vediamo tra un’ora. Scusa se ti ho scritto. Non lo farò più.»

Lui non dice niente.

«D’accordo, ci vediamo dopo. Ciao.»

«Ci vediamo dopo…» Fa una pausa. «Bo Peep.»

Premo il pulsante rosso e lancio il telefono tra le coperte. «Bo Peep. Bo Peep. Te la do io Bo Peep.» Mi tolgo Felix di dosso e getto le gambe giù dal letto, gemendo per tutto il tempo.



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