Mediterranea. Un dialogo by Leonardo Palmisano & Dimitri Deliolanes

Mediterranea. Un dialogo by Leonardo Palmisano & Dimitri Deliolanes

autore:Leonardo Palmisano & Dimitri Deliolanes [Palmisano, Leonardo & Deliolanes, Dimitri]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango
pubblicato: 2022-07-21T22:00:00+00:00


3. La crisi della politica

LEO

Caro Dimitri, mi dispiace di essere arrivato all’ultimo capitolo di questa conversazione tra Atene e Roma. Mi dispiace perché questo brandello finale mi rattrista: per la bassa, bassissima qualità dei politici italiani. Mentre scrivo è morto il fondatore di Emergency, Gino Strada, i militari occidentali sono usciti dall’Afghanistan consegnando un numero impressionante di civili inermi alla forza brutale dei Talebani, ma il dibattito è tutto centrato sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, con Silvio Berlusconi possibile ridicolo candidato al Quirinale. La politica italiana è questa qua. Ha biascicato parole vuote sulla morte di Strada, medico che precisamente in Afghanistan ha curato decine di migliaia di vittime e in Italia ha salvato i poveri emarginati dall’indifferenza classista del sistema sanitario nazionale. Per motivi quindi umanitari voglio partire dalla politica estera per raccontarti il declino democratico della Penisola e le responsabilità europee nella destabilizzazione del Mediterraneo.

DIMITRI

Carissimo amico, ci avviamo a concludere questa bellissima discussione affrontando un altro argomento penosissimo. Per mestiere e per formazione culturale (Scienze Politiche a La Sapienza) sono istintivamente portato a porre sempre la politica al primo piano. Qui in Grecia questa mia brutta abitudine provoca nei miei interlocutori reazioni negative. A sinistra sono accusato di politicismo, a destra di essere fuori dalla realtà. Lascio fuori gli amici che si definiscono anarchici, che abbondano nel mio quartiere ateniese di Exarchia, ideologicamente antipolitici. Gli amici della sinistra, hanno invece difficoltà a considerare la politica un settore di attività sicuramente collegato con l’economia e con il fattore sociale, ma che dispone di una sua autonomia, seguendo l’insegnamento di Mario Tronti, che riguarda la funzione delle istituzioni, la struttura costituzionale, gli equilibri tra poteri.

Questa difficoltà ha radici storiche. In questo paese un forte movimento socialista è comparso molto tardi, solo dopo la caduta dei colonnelli, quando Andreas Papandreou fondò il Movimento Socialista Panellenico (Pasok). E anche allora, si trattava di un socialismo ben lontano dalla tradizione riformista della Seconda Internazionale. Era antiamericano e critico verso l’Ue, fortemente keynesiano in politica interna e vicino ai Non Allineati in politica estera. Era il trionfo di una politica di sinistra, quasi mezzo secolo dopo la fine della guerra civile. Ma la sinistra comunista non ha saputo comprendere Papandreou ed è rimasta isolata all’angolo a brontolare. Il motivo di questa mancanza di comunicazione, malgrado le evidenti affinità, era che per quasi tutto il secolo scorso l’unica sinistra esistente nel paese era il Partito Comunista (Kke), dopo la sconfitta nella guerra civile costretto a una lunga clandestinità. Nel Kke ha sempre regnato il marxismo sovietico del secolo scorso. Con tale strumento rudimentale e obsoleto certo non è facile comprendere fenomeni politici nuovi e originali. Lo dico con tristezza, considerando che è il più antico partito politico del paese, con una brillante storia di eroismo durante la resistenza contro i nazifascisti. Syriza invece ha dovuto affrontare la questione dell’autonomia del politico quando ha vinto le elezioni nel 2015. La memoria è ancora viva, abbiamo tutti seguito con apprensione i suoi



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