Non per me solo by Virginio Colmegna

Non per me solo by Virginio Colmegna

autore:Virginio Colmegna [Colmegna, Virginio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Religious, Religion, Christian Church, Canon & Ecclesiastical Law, General
ISBN: 9788865760963
Google: pNECTgghQ04C
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2011-05-20T12:51:37+00:00


6. Il grande cantiere di Caritas

Riflettevo sulla fortuna di avere un posto sempre libero per parcheggiare la mia vettura in un cortile del centro di Milano. Nessuno mi avrebbe ripreso, neanche se l’avessi messa di sbieco, come si fa quando si ha molta fretta, perché di quel luogo ero da due anni il direttore.

Immediatamente dopo, presi a riflettere su quanti pensieri banali – talvolta efficacissimo meccanismo di difesa dalle tensioni – ci possono occupare la mente nelle giornate che si prospettano già di prima mattina piene di matasse da sbrogliare, di incontri da gestire, di decisioni da prendere. Il 16 febbraio 1996 era uno di quei giorni. Raccoglievo dal sedile il pacco dei quotidiani freschi di edicola e una cartelletta zeppa di documenti da visionare o da tenere a portata di mano.

Da eterno mattiniero, anche quel giorno ero tra i primi a raggiungere l’ufficio, battuto solo da Rosa, precisa responsabile della segreteria che mi porgeva sull’ascensore due o tre fogli sui quali apporre la firma. «Fidati, sono le solite cose» mi diceva quando si trattava di formalità e voleva aiutarmi a liberare la mente, sapendo che c’erano altre faccende ben più complesse che mi avrebbero sommerso. «Le due ragazze sono già su» aggiunse quel giorno. Quali ragazze? Lo pensai ma non lo chiesi, accettando l’eventualità di potermi dimenticare qualche appuntamento vista la densità di impegni di quel periodo.

Quando la porta dell’ascensore si aprì al secondo piano della sede della Caritas ambrosiana in via San Bernardino, le vidi. Le due ragazze, una alta e ricciolina, una di poco più bassa e bionda, mi stavano aspettando davanti alla porta dello studio. Non mi pareva di conoscerle, ma questo non significava che non avrei dovuto già conoscerle. Gli impegni di quegli anni mi mettevano spesso nella posizione di essere identificato subito, ma di non saper nominare l’interlocutore con altrettanta velocità.

Provenendo da un quartiere sestese abitato per sedici anni, nel quale conoscevo nome e cognome di quasi ogni anima che vi metteva piede, mal tolleravo quel rischio sempre in agguato di generare delusione nell’altro facendolo sentire sconosciuto. Avevo affinato alcune tecniche per fingere il riconoscimento, e tutto sommato avevo ancora una manciata di secondi in corridoio per fare delle ipotesi plausibili.

Pensai che quelle due giovani potevano essere volontarie di un centro di ascolto parrocchiale, cioè uno di quei luoghi vivaci e accoglienti che il mio predecessore, monsignor Luigi Bazzarri, aveva saputo diffondere in quasi tutte le 1109 parrocchie della diocesi perché ogni territorio avesse un punto di ascolto dei poveri e imparasse a organizzarsi per rispondere ai bisogni più urgenti.

Di profilo, mi sembrarono due assistenti sociali del comune di Milano che avevo conosciuto in occasione degli incontri sulla prevenzione. Ma perché mai sarebbero venute così presto e con atteggiamento ansioso per parlare proprio di prevenzione che, fra tutte le problematiche, è la meno urgente per definizione? Era pur vero che in Caritas stavo imparando a cogliere che anche la prevenzione, sul tema della tossicodipendenza o dei problemi dei minori, è urgenza.

E tanti



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