Oltre gli stati by Anthony Pagden;

Oltre gli stati by Anthony Pagden;

autore:Anthony, Pagden; [Pagden, Anthony ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Intersezioni
ISBN: 9788815410368
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2023-08-15T00:00:00+00:00


Gli stati-azienda

Naturalmente oggi gran parte delle forme di integrazione economica, di «globalizzazione», è spinta dal capitalismo internazionale sotto forma di una rete transnazionale di gruppi finanziari e industriali, molti dei quali raggiungono letteralmente ogni angolo del pianeta. Come Alan Greenspan, ex Presidente della Federal Reserve americana, ha disinvoltamente osservato nel 2007, non fa molta differenza chi sarà il prossimo presidente (degli Stati Uniti), poiché il mondo è governato dal mercato. Questa era un’esagerazione (o un’assurdità, a seconda della propria posizione politica) anche prima della grande recessione del 2007-2009. Tuttavia, sebbene il mondo non sia letteralmente governato dal mercato, le istituzioni, le multinazionali che in buona misura lo determinano, sono economicamente – se non per altri aspetti – rilevanti tanto quanto molti stati-nazione. E benché certamente non «governino», possono esercitare una forte, sempre maggiore influenza su coloro che lo fanno. Gran parte di esse sono distribuite in tutto il globo e costituiscono la metà della produzione industriale mondiale. Nel 2015, per esempio, il valore di Apple superava di tre miliardi di dollari il PIL della Turchia, e nel 2017 le sue riserve di liquidità risultavano più alte di quelle del Canada e del Regno Unito messe insieme.

Ovviamente le multinazionali moderne non sono le uniche imprese esistenti; tuttavia sono attualmente di gran lunga le più potenti. Sostanzialmente esse mirano a favorire i propri interessi e quelli dei loro azionisti, e si preoccupano poco del benessere dei cittadini che vivono nei luoghi in cui esse operano. Deterritorializzano le loro strutture operative per eludere le limitazioni che possono condizionare le loro attività e, come spesso si dice, per cogliere opportunità di «sviluppo». Per usare una felice espressione di Philip Pettit, nella ricerca di standard di controllo finanziario e ambientale meno restrittivi e di livelli di tassazione inferiori esse tentano sistematicamente di «distorcere le politiche dei governi». In altre parole, possono esercitare – e spesso ciò avviene – una forma di potere arbitrario (seppur indiretto) all’interno degli stati (e tra gli stati) grazie a una costellazione di interessi, come disse Max Weber. E a proposito delle compagnie commerciali indipendenti del suo tempo – i cosiddetti «stati-azienda» – Adam Smith osservò amaramente che il governo di una compagnia di mercanti è probabilmente per qualunque paese il peggiore dei governi possibili.

Le multinazionali moderne hanno ben poco del potere militare e politico che un tempo esercitavano la Compagnia delle Indie Orientali olandese o britannica o l’Estado da India. Non possono avere un esercito proprio, fondare colonie o stipulare e infrangere accordi internazionali. Non sono – o non sono ancora – membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, tuttavia il loro potere reale, esercitato in modi indiretti e spesso più significativi, e la loro capacità di nuocere sono altrettanto grandi. Come disse il giudice della Corte Suprema John Marshall nel 1819, riferendosi all’azienda privata della sua epoca, essa è «una mera creatura del diritto che possiede solo le proprietà che le sono state conferite dal suo atto costitutivo». Non aveva sostanza sociale o politica, né identità collettiva; in altre parole



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