Pastoralia by George Saunders

Pastoralia by George Saunders

autore:George Saunders
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: minimum fax
pubblicato: 2014-01-03T16:00:00+00:00


Il Joysticks riapre il venerdì. Che bordello. Stanno sparando la nebbia. Un gruppo di giocatrici di bridge mi offre quindici dollari per ammucchiarmi nell’olio con Mel Turner. Prendo e mi ammucchio con Mel Turner. Poi venti dollari per mangiare le ali di pollo dalla mia mano. Così le faccio mangiare le ali di pollo dalla mia mano. Il pomeriggio vola. Arriva la sera. Le patite del bridge se ne vanno, mi capita un’associazione studentesca. Cantano canzoni piene di doppi sensi, mi smaneggiano il Simulatore e dicono che non riusciranno più a guardare negli occhi i genitali extrasmall dei fidanzati. Arriva il signor Frendt, dice che mi vogliono al telefono. È Min. Sembra impazzita. Strilla vieni a casa quattro volte di fila. Quando le dico calmati, riaggancia. Richiamo ma non risponde nessuno. Che sarà mai... Min è una che va subito in paranoia. Probabilmente uno dei pupi ha un attacco di vomito. Meno male che ho l’orario flessibile.

«Torno subito», dico al signor Frendt.

«Lo spero bene», fa lui.

Corro per la palude e supero la Federal Express. Sulla collina spunta la luce dell’ultima fattoria rimasta. Certe volte portiamo i bambini a guardare la mucca dal lavamacchine lì accanto. Stasera però la mucca non si vede.

A casa trovo Min e Jade che saltellano di fronte a zia Bernie, seduta immobile come una statua in un angolo del divano.

«Non fare entrare i pupi!», strilla Min. «Non voglio che vedano una cosa morta!»

«Tappati quella bocca!», strilla Jade. «Non chiamarla una cosa morta!»

Si abbassa a pizzicare la guancia di zia Bernie.

«Zia Bernie?», strilla. «Cazzo!»

«Sarà già la seconda volta che proviamo!», strilla Min. «Che cazzo insisti a fare con ’sta manfrina? Toccale il collo e vedi se si sente, il coso, come-si-chiama, il battito!»

«Cazzo, cazzo, cazzo!», strilla Jade.

Chiamo l’ambulanza e gli infermieri arrivano e tribolano per venti minuti, poi si arrendono e dicono scusate ma sembra proprio che sia morta da questo pomeriggio. L’appartamento è un macello. Il suo cassetto coi soldi è vuoto e le sue foto di famiglia sono nella vasca da bagno.

«Addosso non ha nemmeno un graffio», dice un poliziotto.

«Qualcosa mi dice che è morta di spavento», fa un altro. «L’avrà spaventata un intruso?»

«Direi di sì», dice un infermiere.

«Oh Dio», fa Jade. «Dio, Dio, Dio».

Mi siedo accanto a Bernie. Penso: mi dispiace un sacco. Mi dispiace che non c’ero quando è successo, mi dispiace che non ti sei mai divertita in vita tua, mi dispiace che non ero abbastanza ricco per portarti in un posto più sicuro. Mi ricordo quando era giovane e portava i pantacollant rosa e ci fabbricava le collanine di carta con le ricevute di Farmabazar cantando Ma che bel castello marcondiro-ndiro-ndello. Per tutta la vita non aveva fatto altro che sgobbare. Non aveva mai fatto male a nessuno. E guarda come è finita.

Morta di spavento in un appartamento pidocchioso.

Min mette i pupi in cucina ma loro continuano a strisciare fuori. Zia Bernie è dentro un sudario su una mezza specie di carrello. Sul divano ci sono una manciata di moduli da firmare.



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