Pressappoco by Pirrotta Onofrio

Pressappoco by Pirrotta Onofrio

autore:Pirrotta Onofrio
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 88-04-35112-8
editore: Arnoldo Mondadori Editore S.p.A
pubblicato: 1992-05-14T16:00:00+00:00


«C’è chi si immerge e c’è chi non s’immerge.

C’est emmerdant si dice da una parte

e dall’altra. Chissà da quale parte

ci si immerda di meno…».

Quando piove sul bagnato

Ma con la vicenda Montale-Ingrao-Caproni-Placido si può pure dimostrare come i danni causati dal pressappochismo possano moltiplicarsi, e continuare a far male anche per anni.

L’articolo di Beniamino Placido con l’errata citazione dei versi di Caproni è stato pubblicato in un libro, Lo specchio di carta (Il pensiero Scientifico Editore), in cui sono raccolti, come dice il sottotitolo, «epigrammi, aforismi, frasi e brani sul leggere, lo scrivere, il libro e dintorni».

Così anche i lettori di questo libro si saranno fatti una pessima opinione del poeta Giorgio Caproni. E continueranno a farsela. Perché il volume, uscito nel gennaio del 1990, (l'articolo di Placido è dell’89) è tuttora in libreria.

E la gente che ha letto i cento e cento articoli sulla «truffa» di Montale che impressione ne avrà tratto? Montale è sempre un gigante della poesia contemporanea o è un vile plagiario?

Fortunatamente la gente dimentica i casi montati, gonfiati a dismisura dai giornali. Avrà dimenticato questo come altri analoghi processi postumi su cui sono stati versati fiumi di inchiostro: lo scrittore Elio Vittorini non è certo finito per la scoperta - strombazzata dai mass media - che si faceva fare alcune traduzioni dalla signora Rodocanachi. E Cesare Pavese non è stato scalfito dalla rivelazione - anch’essa divulgata con gran clamore dalla stampa - che lui, scrittore antifascista e comunista, era più che indulgente nei confronti di Mussolini, della guerra e del fascismo.

Montale, poi, non è stato nemmeno sfiorato dal «caso Furst». Che è servito, semmai, per mettere ancora una volta alla prova l’eccezionale sensibilità dell’autore di Ossi di seppia.

Montale, infatti, sembra avesse presagito il gran polverone che l’avrebbe investito otto anni dopo la sua morte. Un presagio (ma forse si tratta dello sconfinato potere divinatorio del genio) che chiunque può decifrare in questi versi della sua poesia Per finire:



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