Prima lezione di relazioni internazionali by Luigi Bonanate

Prima lezione di relazioni internazionali by Luigi Bonanate

autore:Luigi Bonanate [Bonanate, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


III. Alla ricerca di una società internazionale

1. Statocentrismo o centralità dello Stato?

Alla fine del capitolo precedente abbiamo introdotto una formula – «sistema internazionale» – che ha un ruolo importantissimo negli studi internazionalistici. Il suo uso si basa (come abbiamo visto) su un ragionamento ipotetico relativo alla strutturazione dei rapporti tra i soggetti della vita internazionale e non va a descrivere nulla di materialmente esistente (altro sarebbe parlare di «comunità internazionale», espressione con la quale ci si riferisce normalmente ai destinatari del diritto internazionale, cioè a un insieme di consociati). Il concetto di sistema offre lo schema strutturale che consente di inserire al suo interno, di momento in momento, gli eventi reali che vogliamo capire. Sia ben chiaro: non si sta ora suggerendo un sinonimo o un’alternativa all’espressione «società internazionale», ma qualche cosa di logicamente precedente, che intende mettere ordine (ordine concettuale e non storico) nei nostri dati. Poiché non possiamo vedere gli Stati agire in un sistema internazionale (per il semplice fatto che i sistemi non esistono, sono dei modi per organizzare conoscenze), ma soltanto «agire» tout court, materialmente, a seconda dei loro interessi, delle loro possibilità, dei loro timori o speranze, il rischio è di ricavarne uno sfilacciatissimo canovaccio nel quale ciascun soggetto agisce per sé senza nulla sapere o conoscere degli altri. Neppure se potessimo cumulare tutte le politiche estere di tutti gli Stati otterremmo un «sistema interpretativo», ma soltanto una massa, ingestibile, di dati empirici. La vita internazionale è invece, in quanto tale, un’immensa struttura nella quale i partecipanti non possono non coinvolgere e non essere coinvolti gli uni dagli altri. Ciascuno Stato esiste in quanto si distingue da tutti gli altri, per sottrazione, e si pone in riferimento a tutti gli altri. Ma del resto non dobbiamo dimenticare che la realtà passa dagli Stati, essi stessi protagonisti della storia, e non da un «inesistente» sistema internazionale!

Da tanta complessità trarremo una conseguenza applicativa di grande utilità: guardando in questo modo agli Stati (e agli altri soggetti della vita internazionale) ci renderemo agevolmente conto che essi danno vita, in qualche modo, a una vera e propria società, la cui esistenza implica evidentemente un qualche principio di socievolezza (anche se ciò non implica ovviamente alcun necessario riferimento a condizioni di stabilità, quiete, immobilità). Solo se così fosse, del resto, la spiegazione anarchica avrebbe una sua validità: posto che la forza bruta decida tutto, non ci sarebbe altro da fare che da accumularne più di chiunque altro – e per quale fine sarebbe addirittura irrilevante. Nella sua paradossalità, tale ipotesi ci fa capire che la politica internazionale è qualche cosa di estremamente complesso i cui limiti estremi, effettivamente, si trovano, da un lato, nella superiorità della potenza, la quale però viene messa in gioco (e in discussione) soltanto nel momento estremo dello scontro bellico; d’altro canto, nel resto del tempo essa è temperata dalle condizioni reali della vita associata, dai compromessi, dagli interessi e da altri tipi di convenienza. Quello della guerra, poi, è un tempo minore di quello che il mondo trascorre in pace, anche se essa può essere non condivisa, o consensuale e soddisfacente.



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