Sacks Oliver - 2010 - L'occhio della mente by Sacks Oliver

Sacks Oliver - 2010 - L'occhio della mente by Sacks Oliver

autore:Sacks Oliver [Sacks Oliver]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica
ISBN: 9788845926150
editore: Adelphi
pubblicato: 2011-10-18T22:00:00+00:00


PERSISTENZA DELLA VISIONE

DIARIO

Il 17 dicembre 2005, un sabato, feci la mia solita nuotata mattutina e poi decisi di andare al cinema. Arrivai con qualche minuto di anticipo e presi posto in fondo alla sala – non ebbi alcun presagio di qualcosa di insolito finché non cominciò la proiezione dell’anteprima. In quel momento mi accorsi subito di una sorta di vibrazione, un’instabilità visiva, alla mia sinistra. Al principio pensai che fosse l’inizio di un’emicrania visiva, ma ben presto capii che, qualsiasi cosa fosse, interessava soltanto l’occhio destro e pertanto doveva originarsi nell’occhio stesso, e non nella corteccia visiva, come avrebbe fatto un’emicrania.

Terminata l’anteprima, quando lo schermo venne oscurato, la macchia che prima avevo visto vibrare alla mia sinistra si incendiò come un carbone al calor bianco e mi apparve contornata dai colori dello spettro: turchese, verde, arancione. Ero allarmato: stavo avendo un’emorragia all’interno dell’occhio, un’occlusione dell’arteria retinica centrale, un distacco della retina? Poi notai che all’interno dell’area incandescente vi era un punto cieco; infatti, usando solo l’occhio destro e guardando il pavimento alla mia sinistra, dove una fila di piccole luci indicava un’uscita del cinema, notai che tutte quelle davanti a me erano «scomparse».

Sentii montare il panico. L’area oscura avrebbe continuato ad allargarsi fino alla completa cecità dell’occhio destro? Dovevo uscire immediatamente dalla sala? Andare al pronto soccorso? Chiamare Bob, il mio amico oculista? Oppure dovevo restarmene lì buono, e vedere se il disturbo si risolveva spontaneamente? Il film cominciò, ma io gli prestai ben poca attenzione, tutto preso com’ero a controllarmi la vista a intervalli di pochi secondi.

Alla fine, dopo una ventina di minuti, mi precipitai fuori dal cinema: forse, una volta uscito alla luce del giorno, nel mondo reale, avrei visto tutto benissimo. Ma non fu così. Il bagliore si era un po’ attenuato, tuttavia, quando usavo solo l’occhio destro, al mio campo visivo mancava ancora uno spicchio sulla sinistra. Tornai a casa a piedi, quasi di corsa, e telefonai a Bob. Lui mi fece qualche domanda, suggerì un paio di test da fare lì per lì, e poi mi disse di andare immediatamente da uno specialista.

Un paio d’ore dopo ero nell’ambulatorio di un oculista. Raccontai nuovamente la mia storia, indicando il quadrante cieco dell’occhio destro. Il medico ascoltò con attenzione, non si sbilanciò e, dopo aver controllato i miei campi visivi, prese l’oftalmoscopio e scrutò dentro l’occhio. Poi posò lo strumento, si appoggiò allo schienale e mi fissò, pensai io, con occhi diversi. In lui, prima, c’era stata una certa leggerezza, o forse era informalità: non che fossimo proprio amici, però eravamo colleghi, entrambi uomini di medicina. Ora, all’improvviso, io mi trovavo in una categoria del tutto diversa. Parlò con prudenza, scegliendo bene le parole, e assunse un contegno serio e preoccupato. «Vedo della pigmentazione,» disse «qualcosa dietro la retina. Potrebbe essere un ematoma, oppure un tumore. Se fosse un tumore, potrebbe essere benigno o maligno». Sembrò fare un respiro profondo. «Consideriamo lo scenario peggiore» continuò. Non posso essere sicuro di quello che disse poi, perché nella mia testa una voce aveva cominciato a gridare: «CANCRO, CANCRO, CANCRO.



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