Serenata senza nome by Maurizio de Giovanni

Serenata senza nome by Maurizio de Giovanni

autore:Maurizio de Giovanni
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Mystery & Detective, Fiction
ISBN: 9788858423547
editore: Einaudi
pubblicato: 2016-06-27T22:00:00+00:00


XXVI.

Avrebbe dovuto tornarsene a casa difilato, il brigadiere Raffaele Maione. Avrebbe dovuto perché pioveva ed era stanco morto dopo quasi ventiquattr’ore di lavoro. Avrebbe dovuto perché i bambini lo aspettavano, come Lucia, la moglie, gli aveva detto chiamandolo dal telefono del ragionier Ruggiero, al solito urlando neanche si stessero parlando dalla finestra. Lui le aveva promesso che sarebbe rientrato appena possibile, ma c’era stato un omicidio, e quando c’era un omicidio non si potevano fare previsioni.

Avrebbe dovuto, sí. E avrebbe pure voluto, perché la pioggia gli penetrava nelle ossa attraverso i pantaloni e nelle scarpe attraverso le suole; l’ombrello era un riparo insufficiente.

Eppure non era verso casa che rivolgeva il suo passo, tetro e deciso, il brigadiere Raffaele Maione. Non era piú di turno, è vero, ma si sa che un brigadiere è sempre in servizio, altrimenti che brigadiere è?

Puntò a est, incontro al vento che adesso gli soffiava l’acqua in faccia quasi di fronte, come se un perfido scugnizzo si fosse messo a innaffiarlo con una cannola. L’ombrello si rivoltava all’indietro e rischiava di rompersi, cosí a un certo punto lo chiuse, e a quel paese il desiderio di tenere asciutta almeno la giacca.

Camminando, notò che il sistema di vedette funzionava pure a quell’ora di sera, e nonostante il maltempo. Uno spostamento nell’ombra, un’imposta che si chiudeva rumorosamente, una saracinesca alzata a metà, con un buco al centro dal quale si scorgeva la sagoma di un volto. Le mura hanno occhi, disse a sé stesso Maione. Occhi e orecchie, e si scambiano pure le notizie.

Benvenuto alla Sanità, brigadie’. Il comitato di accoglienza è pronto per ricevervi.

Il poliziotto non rallentò il passo, dirigendosi con sicurezza verso la propria destinazione. Non dubitava di essere stato censito e subito riconosciuto. Si fosse presentato con le guardie, in un orario tale da far pensare a un’operazione di polizia, si sarebbe trovato contro un esercito, ma da solo nessuno lo avrebbe fermato. L’unico ostacolo avrebbe continuato a essere il vento freddo e carico di pioggia.

Svoltò un angolo e passò davanti a un’osteria. Al di là del vetro c’erano quattro giovani intenti a chiacchierare, con un fiasco di vino e un mazzo di carte davanti. Si voltarono a guardarlo, le facce ostili, le mani alle tasche dei calzoni dove tenevano il coltello; a Maione ricordarono dei cani randagi che, interrotti mentre sbranano una carogna, alzano il muso insanguinato per valutare un possibile avversario. Li guardò di rimando, con la mascella serrata: io sono della stessa razza vostra, dicevano gli occhi di Maione, non ho paura di voi.

Si orientò contando i vicoli man mano che li superava. Uno, due, tre. In corrispondenza del quarto entrò e si ritrovò di fronte due figuri che stazionavano nel buio di un androne. Fece un altro passo e si fermò.

Rivolgendosi al piú anziano, disse:

– Andate a chiamarlo. Ci devo parlare.

L’uomo aveva il viso nascosto da un berretto. Lo spostò all’indietro e fissò il brigadiere come se guardasse il muro alle sue spalle.

– E chi devo dire?

Nessun rispetto. Nessuna considerazione. Nessun timore.



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