Sui fondatori della Razza umana by Mark Twain

Sui fondatori della Razza umana by Mark Twain

autore:Mark Twain [Twain, Mark]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788899271497
editore: Piano B
pubblicato: 2015-11-10T23:00:00+00:00


(Più tardi)

Oggi, nel bosco, abbiamo sentito una Voce.

L’abbiamo cercata, ma non l’abbiamo trovata. Adamo sostiene di averla già sentita altre volte ma di non averla mai vista, nonostante le stesse parecchio vicino, ed è quindi certo che si tratti di qualcosa simile all’aria, qualcosa che non può essere visto. Gli ho chiesto di dirmi tutto quello che sapeva della Voce, ma era ben poco. Ha detto che era il Padrone del Giardino, e che gli aveva ordinato di occuparsi del parco; poi gli aveva detto che non dovevamo mangiare il frutto di un certo albero e che se lo avessimo fatto saremmo morti di sicuro. Questo era tutto ciò che sapeva. Volevo vedere l’albero, perciò abbiamo fatto una lunga, piacevole passeggiata fino a raggiungerlo; si ergeva da solo, in un luogo sperduto e incantevole; ci siamo seduti e l’abbiamo guardato a lungo con interesse, poi abbiamo parlato. Adamo ha detto che era l’albero della conoscenza del bene e del male.

«Il bene e il male?»

«Sì.»

«E che cosa sono?»

«Come che cosa sono?»

«Voglio dire, quelle cose. Che cos’è il bene?»

«Non lo so. Come potrei saperlo?»

«Va bene, e allora che cos’è il male?»

«Suppongo che sia il nome di qualcosa, ma non so cosa.»

«Ma Adamo, devi avere un’idea di che cosa si tratti.»

«Perché mai dovrei averne un’idea? Non ho mai visto quella cosa; come potrei averne un concetto? Tu hai qualche nozione a proposito?»

Naturalmente non avevo nessun’idea, ed era irragionevole da parte mia pretendere che Adamo ne avesse una. Non c’era modo per noi di sapere che cosa fosse. Erano parole nuove, come le altre; non le avevamo mai sentite prima e non significavano nulla per noi. La mia mente continuava ad arrovellarsi, e alla fine dissi: «Adamo, ci sono anche quelle altre nuove parole: morire e morte. Che cosa significano?».

«Non ne ho la minima idea.»

«Ma che cosa pensi che significhino?»

«Figlia mia, non vedi che mi è impossibile formulare anche solo un’ipotesi plausibile su qualcosa che ignoro completamente? Una persona non può pensare quando non ha materia su cui pensare. Non è vero?»

«Sì, lo so. Ma quanto mi secca – proprio perché non posso sapere, ho ancor più voglia di sapere.»

Ci siamo seduti per un po’ in silenzio, provando a risolvere quel rompicapo: poi all’improvviso ho capito, ed ero sorpresa dal fatto che non ci avevamo pensato subito, tanto era semplice. Sono saltata in piedi e ho detto: «Che stupidi siamo! Mangiamo il frutto; moriremo e così sapremo di che si tratta: la cosa non ci seccherà più».

Adamo capì che l’idea era giusta, e si alzò subito in piedi: stava per cogliere una mela quando, strisciando faticosamente, apparve una creatura stranissima, di tipo mai visto prima e ovviamente rinunciammo a occuparci di una questione che non aveva alcun particolare significato scientifico per dedicarci a un problema che, invece, ne aveva.

Per miglia e miglia, attraverso colline e vallate, inseguimmo quel demonio svolazzante, goffo, sgraziato, finché giungemmo nella parte ovest della valle, dove sorge il grande banano, e là lo catturammo. Che gioia, che trionfo: è uno



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