Terminus radioso (Italian Edition) by Volodine Antoine

Terminus radioso (Italian Edition) by Volodine Antoine

autore:Volodine Antoine [Antoine, Volodine]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: reattori nucleari, Urss, viaggio, Bookclub, post-esotismo, Antoine Volodine, Francia
editore: 66thand2nd
pubblicato: 2016-08-29T22:00:00+00:00


Terza parte Amok

16.

• Nel Levanidovo, intanto, era calata la notte. La strada principale era deserta e l’aria, benché non vi volteggiasse ancora neppure un fiocco, sapeva di ghiaccio e d’inverno. Myriam Umarik aveva annunciato l’arrivo della neve per il giorno seguente e, in biblioteca, Samiya Schmidt aveva seccamente fatto notare a Kronauer che non c’era alcun bisogno delle profezie della sorella, e tantomeno dei fremiti del suo posteriore, per constatare simili evidenze metereologiche. Aveva bruscamente voltato le spalle a Kronauer quando lui le aveva detto di voler prendere in prestito un libro d’avventure, piuttosto che l’ennesima lezione sull’orripilante sessualità maschile. «Qualcosa di James Oliver Curwood o di Jack London» aveva suggerito, guardando le trecce nere di Samiya Schmidt, la cui schiena vibrava d’indignazione all’idea che egli cercasse di sottrarsi alle sane teorie di Maria Kwoll e delle sue discepole. Minuta, contegnosa, con quella sua pettinatura austera, non aveva mai smesso di somigliare a una cinese della rivoluzione culturale. «Delle storie di cacciatori di pelli nella foresta» insisteva Kronauer. «Non ne abbiamo» aveva dichiarato alla fine Samiya Schmidt, senza neppure consultare le sue schede. «Non ne abbiamo più. Erano troppo sporche di particelle e sono finite nel pozzo».

La serata prese a somigliare a tutte le altre.

All’ora di cena, Kronauer uscì dalla sua nuova stanza e si recò nel locale adibito a mensa. C’erano appena trenta di metri da percorrere, venendo dal penitenziario.

Nel locale della mensa, fece tostare quattro cucchiaiate di farina disciolta in acqua e burro, meravigliandosi, come sempre, che il burro non mancasse mai e constatando che le provviste di farina parevano inesauribili, poi si servì una tazza di brodo che andava scaldandosi lentamente sul fuoco. Era solo. I pasti non erano molto variati, ma gli ingredienti non scarseggiavano mai, e lui lo sapeva bene, visto che arrivava regolarmente il suo turno per far da mangiare. Un giorno che aveva chiesto a Abazaiev, lo storpio senza un braccio, come si spiegasse, nel Levanidovo, la relativa abbondanza di derrate alimentari che il kolchoz non era più in grado di produrre da decenni, Abazaiev si era guardato dietro la spalla sana per controllare che nessuno ascoltasse e aveva bisbigliato che si trattava di merci rubate. «Rubate a chi?» aveva chiesto Kronauer con un certo interesse, bisbigliando anche lui. «A dei mercanti» aveva sostenuto Abazaiev. «A delle carovane di mercanti, smarriti nella vecchia foresta». Kronauer aveva obiettato che mai nessuna carovana di mercanti aveva attraversato la taiga da molti secoli a quella parte, e Abazaiev si era risentito. Considerava offensiva l’incredulità di Kronauer, ma soprattutto aveva paura di aver detto qualcosa di troppo e, da quel momento in poi, si era chiuso in un silenzio rigoroso e definitivo a riguardo. «È il presidente che organizza le razzie?» aveva domandato Kronauer per riannodare la conversazione. «È Soloviei? Agisce da solo?». Ma Abazaiev non rispondeva più e pareva mentalmente tramortito. «E i mercanti?» aveva chiesto senza successo Kronauer. «Che ne è di loro? Dove vanno a finire una volta derubati? Vengono uccisi da Soloviei?».

• Kronauer finì di mangiare, lavò i piatti e uscì.



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