Timescape by Gregory Benford

autore:Gregory Benford [Benford, Gregory]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Science Fiction, General, Fiction
ISBN: 9788842903987
Google: 7WVcPwAACAAJ
editore: Nord
pubblicato: 1989-05-02T22:00:00+00:00

L’ultima Conferenza Aperta dell’anno fu tenuta da Gordon. In sala sedeva ancor più gente di quella venuta ad ascoltare Dyson una settimana prima, ed era meno silenziosa. Gordon esordì con i particolari dell’esperimento, la tecnica del campo magnetico e la ricezione delle normali curve di risonanza. Aveva ristrutturato in schemi i dati ottenuti da Cooper, e mostrò come essi confermassero la teoria ufficiale. Quella fu un’esposizione soddisfacente, ma poco eccitante. Gordon aveva considerato l’idea di lasciar fuori il messaggio: nessun riferimento, nessun rischio. Ma qualcosa lo convinse a tornare su quella decisione, e disse: – Tuttavia, nel rumore di fondo registrato durante il nostro lavoro ci sono alcuni aspetti insoliti… – E proseguì descrivendo le alterazioni nelle curve di risonanza del grafico, il suo sospetto che contenessero schemi nascosti, la prima decodificazione. Fece uso del proiettore per mostrare i negativi che aveva preparato e la sua voce divenne più rapida, le parole più incisive, il tono incalzante. Illustrò la stesura del primo messaggio e discusse le probabilità che un messaggio simile fosse un prodotto del caso. Dall’aula affollata cominciarono a levarsi mormorii. Descrisse il lavoro suo e di Cooper per identificare eventuali sorgenti esterne del «rumore», il fallimento di queste prove, e poi l’arrivo del secondo messaggio. Non fece menzione di Saul e della sua griglia 29 x 53, limitandosi a proiettare i suoi dati. La parte dove apparivano le coordinate AR 18 5 36 e DECL 30 29,2 riempiva un intero negativo. Solo allora Gordon parlò della «risonanza spontanea», dando pieno credito a Lakin per aver coniato il termine e l’idea. Poi mantenne una voce piatta e inespressiva nel descrivere le probabilità statistiche che un effetto casuale di «risonanza spontanea» generasse risultati di quel tipo, e lasciò le file di AR 18 5 36 e DECL 30 29,2 sullo schermo, come muti testimoni. Con parole secche e precise illustrò le precauzioni prese contro le interferenze esterne, il modo in cui il segnale appariva e svaniva, facendo pause fra le parole come per sottolinearle, e nel camminare avanti e indietro lungo la lavagna cercò di ricordare quello che era stato l’atteggiamento misurato di Dyson, il suo modo pacato di annuire.

Dalle file di centro si levò una voce. Prima ancora che avesse finito la domanda molte teste si girarono in cerca di chi aveva parlato. Era Freeman Dyson. – Lei capisce, suppongo, che Saul Shriffer ne ha tirato fuori troppe conclusioni? Mi riferisco alla faccenda di 99 Hercules.

– Ah, sì – disse Gordon, stupefatto. Non aveva notato Dyson fra tutti i presenti. – Io… io non l’ho autorizzato a…

– Ed è d’accordo che 99 Hercules non può, o non ancora, rispondere alle nostre stazioni radio commerciali? È troppo lontano.

– Be, sì.

– Così, se questo fosse un loro messaggio, essi dovrebbero usare un mezzo di comunicazione più veloce della luce, no?

Il pubblico era silenzioso. – Sì. – Gordon esitò. Doveva sostenere le idee di Saul? O prenderne le distanze?

Dyson scosse il capo. – L’altra settimana io qui ho parlato di un sogno. Sognare è bello… ma poi ci si sveglia.

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