Trans Europa Express by Paolo Rumiz

Trans Europa Express by Paolo Rumiz

autore:Paolo Rumiz
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Travel, Essays & Travelogues
ISBN: 9788807019272
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2012-07-14T22:00:00+00:00


7 - Terre di mezzo

“Io vado a Tartu, verso sud. Volete un passaggio?” Aleksander Adamov, anni quarantacinque, cittadino estone di lingua russa, ci vede combattere con i complicatissimi orari dei bus esposti su un tabellone nella piazza di Narva e ci offre due posti sulla sua utilitaria in cambio del costo della benzina. Accettiamo al volo e dopo due minuti eccoci già filare tra radure disseminate di massi enormi, lasciati dai ghiacci quaternari. È il paesaggio, vagamente bretone, dell’antica Curlandia, una delle tante regioni mitologiche del Centro Europa che la collisione degli imperi e la mobilità delle frontiere hanno cancellato dalle carte geografiche.

Col mio piede malato gonfio, questo comodo passaggio in macchina mi sembra un lusso impagabile. E poi il nostro driver non va per la strada maestra ma deve passare lungo il Lago Peipsi, uno dei posti più misteriosi del Nord, popolato da un’affascinante minoranza ortodossa, i Vecchi Credenti. Monika li ha già studiati in Caucaso, Polonia e nelle regioni rumene della Dobrugia e della Bucovina. Meglio di così non poteva andare. Decliniamo i nostri nomi col patronimico, alla russa, Monika Stanislavovna Bulaj, Pavel Petrovic Rumiz.

I viaggi leggeri son fatti così: le soste generano incontri, e gli incontri rimettono in moto l’avventura. Funziona sempre. Anche qui, nella verde Estonia degli uomini silenziosi. E così, tra noi e il nostro provvidenziale chauffeur di lingua slava inizia in mezzo alle radure un dialogo che vale più del rapporto di dieci ambasciate sulla situazione della frontiera russo-baltica, una delle più delicate dell’Unione.

Allora, come va la vita signor Adamovic?

“Male, Pavel Petrovic. Non c’è lavoro. Se non sai la lingua estone non lo trovi.” Ma come, lei non sa l’estone?

“So dire solo ‘pane’. Non capisco un tubo.” Scusi, come chiede informazioni per strada?

“Semplice, le chiedo solo ai russi. Qui sulla frontiera sono la maggioranza.” Non mi dica che riesce a distinguerli.

“Certo. Gli estoni hanno facce più rotonde, sono vestiti meglio, tengono gli occhi bassi. E camminano diversamente.” Diversamente come?

“Più impacciati.” Per esempio, quel tipo che zappa in giardino, cos’è?

“Estone. Nessun dubbio.” Scommettiamo? Io dico che è russo. Provi a fermare e gli domandiamo qualcosa.

Dal finestrino chiediamo in russo la strada per un villaggio, ma dalla bocca dell’uomo, cortesissimo, esce solo una sequenza vocalica simile al bramito di un cervo. Aaaiiioooo, seguito da un uuueeeeooooo. Ugro-finnico puro. Ringraziamo e ripartiamo. Adamov aveva ragione.

Scusi, ma come ha fatto a capire? Quello non aveva la faccia rotonda.

“Sì, ma aveva il prato inglese. Noi non lo terremmo mai. Siamo più disordinati.” Senta, perché non se lo impara questo benedetto estone?

“Fanno di tutto per non farcelo imparare. Amici miei sono emigrati in Inghilterra, hanno imparato la lingua in sei mesi e ora lavorano. Qui è impossibile. Perché?” No, scusi. Il perché glielo chiedo io.

“Questione di soldi. Se segui un corso di estone a Tallinn ti rifondono il novanta per cento. Se lo segui a Narva ti rifondono il trenta. Semplice. La gente di frontiera è svantaggiata. Non ha soldi per pagarsi i corsi. E così rinuncia.” E nelle scuole?

“Lì è gratuito, e difatti funziona.



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