Urania 0414 - Oltre L'Invisibile by Clifford D. Simak

Urania 0414 - Oltre L'Invisibile by Clifford D. Simak

autore:Clifford D. Simak [Simak, Clifford D.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Urania, fantascienza, narrativa
editore: bandinotto
pubblicato: 2012-06-10T14:19:14+00:00


Il letto era intatto. Nella stanza non c'era nessuno.

Sutton sentì risorgere in sé la vita e lottò contro di essa. La morte era così piacevole! come un letto soffice e caldo. E la resurrezione era simile a una sveglia, il cui suono stridente, insistente, ossessionante, echeggi nella mente di chi sa di dover alzarsi.

Non è la prima volta, pensò Sutton, che muoio e torno a vivere. È già successo, ma quella prima volta sono rimasto morto più a lungo.

Sotto di lui c'era una superficie dura e liscia contro la quale schiacciava la faccia. Sentiva la vita insinuarglisi a poco a poco nel corpo, la forza salirgli su per le membra. Ma non respirava e il suo cuore era fermo.

Pavimento.

Questa era la parola. Così si chiamava la superficie piatta su cui era disteso. Il pavimento di che cosa?

Alcuni suoni gli giunsero alle orecchie. Ma per lui non erano ancora suoni, perché nella sua mente non c'era ancora la parola per definirli. Ma d'un tratto anche quella parola gli fiorì nel cervello. Adesso poteva muovere un dito. E poi un altro dito.

Aprì gli occhi e vide la luce.

I suoni erano voci, e le voci erano parole, e le parole pensiero.

— Forse dovevamo tentare ancora — diceva una voce. — Il guaio è che noi, Case, non abbiamo mai pazienza.

— Sarebbe stato inutile. — Questo era Case. — Lui credeva che stessimo bluffando. Qualsiasi cosa avessimo detto o fatto, avrebbe sempre pensato che non facevamo sul serio.

— Sì, lo so — sospirò Pringle. — Ma è un peccato. Era un uomo così simpatico!

Per un po' i due rimasero in silenzio. Adesso, dentro il corpo di Sutton stava entrando non solo la vita, ma anche la forza, e con essa la volontà di adoperare le mani, di sfogare la rabbia, di uccidere quei due.

— Quello che mi preoccupa è il futuro, Case — riprese Pringle. — Il nostro futuro. Gran parte di esso era basato sul libro di Sutton. Se avessimo potuto cambiare un pochino il libro, la cosa non avrebbe avuto molta importanza... ma adesso Sutton è morto. Non scriverà più un libro, e il futuro sarà completamente diverso.

Sutton balzò in piedi.

I due uomini indietreggiarono, fissandolo terrorizzati, e Case mise mano alla rivoltella.

— Spara — lo invitò Sutton. — Riempimi pure di pallottole.

Ma non vivrai lo stesso un minuto di più.

Avanzò verso i due. Pringle, urlando, cercò di scappare.

L'arma di Case esplose due volte. Quando vide il sangue colare giù per il petto di Sutton, senza che lui smettesse di avanzare gettò via la pistola e si addossò alla parete.

A Sutton non occorse molto tempo: i due uomini non potevano scappare.

Sutton diresse l'astronave verso un piccolo asteroide, un roteante pezzo di roccia non molto più grosso della nave spaziale. Staccò l'antigravità e lo scafo si posò pesantemente su quel masso che si avventava nello spazio.

Lasciò cadere le braccia penzoloni ai lati del corpo e restò seduto, immobile, nella cabina di pilotaggio. Davanti agli occhi gli si apriva il nero orizzonte, ostile all'uomo e punteggiato di stelle sfreccianti in linee di fuoco attraverso il suo campo visivo.



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