Urania 0987 - L'occhio del Purgatorio by Jacques Spitz

Urania 0987 - L'occhio del Purgatorio by Jacques Spitz

autore:Jacques Spitz [Spitz, Jacques]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Urania, fantascienza, narrativa
editore: bandinotto
pubblicato: 2012-06-17T06:40:49+00:00


5

Faccio una grande scoperta: è possibile gettare una passerella sull’abisso, per poter guardare indietro. Sia benedetta l’ingegnosità umana! Chi mi avrebbe mai detto che avrei gettato quest’esclamazione? Comunque, cominciamo da principio.

Ieri pomeriggio arriva Armande: è libera perché è un giorno festivo e immediatamente piomba da me. La poveretta si lamenta, perché, da un po’, la guardo con occhio severo. Ma i miei occhi sono quello che sono e io lo so fin troppo bene.

Comunque, conosco Armande da troppo tempo, per mostrarmi indulgente con lei.

Sono sicuro che non sono severo, ma unicamente sincero. Dunque, Armande mi porta in regalo una sua fotografia, fatta da un fotografo... — Ma un vero fotografo — mi spiega - che ha uno studio a Passy. - L’ha incontrato non so bene dove e, del resto, preferisco non fare domande. Spacchetto l’oggetto dai vari cartoncini, carte veline e ovatte in cui era avvolto e finalmente scopro un’Armande in vestito da sera, splendida, con un fiore sulla spalla, sorridente, con la fronte liscia, le guance piene e vellutate, la messa in piega appena fatta, l’occhio sveglio e luminoso, insomma tutto quel che ci vuole per l’obiettivo e la posterità.

— Com’è ritoccato! — mormoro.

— Ritoccato? Ma neanche per sogno! Detesta il ritocco, che fa fotografo di provincia. Non sei più al corrente, caro mio, adesso un professionista, un artista non ritocca più le foto, sa prenderle bene, tutto qui.

— Ma...

Meccanicamente, riportai lo sguardo dal ritratto all’originale: dimostrava per lo meno cinque anni più della foto. Allora mi sono dato una manata in fronte, perché l’Armande che vedevo era l’Armande invecchiata, mentre la foto mi restituiva, probabilmente senza nessun ritocco, tranne il normale trucco, l’Armande come avrei potuto vederla in quel momento. I cinque anni d’invecchiamento li mostrava in compenso la carta fotografica e effettivamente la foto appariva ingiallita, al punto che avevo creduto a una tiratura artistica su carta avorio, mentre si trattava di un banalissimo bianco e nero. Però, nonostante l’invecchiamento della carta, il soggetto, o meglio, la sua immagine, mi appariva come nel momento preciso in cui era stato fissato dal fotografo. Ma allora... allora per vedere, anzi per rivedere il presente, mi bastava mettere al posto degli occhi un obiettivo fotografico!

La sera stessa, comperai una Kodak. Ripresi il panorama della mia finestra, la caraffa piena d’acqua sporca, l’autorimessa, la mia testa, continuai a scattare una foto dopo l’altra, come una mitragliatrice. Adesso ho sul tavolo le foto sviluppate, che sono andato a ritirare poco fa. Rivedo il giacinto che non avrei mai più rivisto; le cime dei platani con la ricca chioma estiva e infine la mia testa, come la vedono gli altri. I fiori, il verde, la giovinezza: ho tutto lì, davanti gli occhi. Piango di commozione sulle pellicole e il mio cuore canta un inno di riconoscenza a Nicéphore Niepce e a Daguerre!



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