(Victor Legris 03) Il delitto di Montmartre by Claude Izner

(Victor Legris 03) Il delitto di Montmartre by Claude Izner

autore:Claude Izner [Izner, Claude]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Giallo Storico
editore: Tea
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Un ruggito cavernoso fece volare via uno stormo di passeri appollaiati sopra una gabbia. Gli fecero eco due, tre, quattro urla formidabili. Con le mani dietro la schiena, Basile Popêche contemplava soddisfatto il serraglio, i cui occupanti, sazi, mostravano il proprio apprezzamento per il pasto con quel concerto reboante.

«Non hanno un’aria molto tranquilla», piagnucolò la scultrice magrolina, che aveva rinunciato a modellare il gipeto e si stava dedicando al leone Tibère.

«Non temete, mia cara signora, i leoni sono meno pericolosi quando sono satolli. Solo che, invece di terminare il pasto con un buon bicchierino, come facciamo noi, manifestano la propria soddisfazione a gola spiegata.»

«Sì, ma non si sente più niente e non si vede un accidente. Buona serata!»

Pittori e disegnatori, carichi di attrezzi, si diressero verso l’uscita, insieme coi rari visitatori abbastanza temerari da avventurarsi nel Jardin des Plantes nonostante l’umidità penetrante. Si accesero i lampioni. Tornato ad avere il pieno possesso del suo territorio, Basile Popêche si sentì pervadere da una strana euforia. Prima della fine del turno, gli restava tutto il tempo per viaggiare con la fantasia e immaginare di essere una sorta di Noè, intento a condurre l’arca nel cuore della capitale. Costeggiò le gabbie, salutando al passaggio il grosso Tibère, la bella Cléopâtre, la docile Mercédès coi suoi due leoncini, Castor e Pollux, il vecchio Némée e il giovane Scipion.

«Ehi, che cos’ha da girare in tondo questo qui? E grugnisce, sembrerebbe affamato... Sto forse impazzendo? Eppure potrei giurare di avergli lanciato il suo quarto di ciccia.» Si attaccò alle sbarre. Non c’erano dubbi: la bestia si comportava in modo strano. Sbatteva la coda a terra come un gatto rabbioso e si grattava freneticamente con la zampa posteriore. «Non ci piove, qualcosa gli dà fastidio. Strano... non c’è traccia di carne.»

Entrò nel serraglio e proseguì lungo il corridoio tra le gabbie. Giunto a quella di Scipion, esitò. Doveva essere rapido. Sarebbe stato sufficiente un paio di passi all’interno della gabbia per capire cosa turbava l’animale. Poi, se ce ne fosse stato bisogno, si poteva andare a chiedere aiuto. Estrasse l’anello con le chiavi, aprì la porta e avanzò lentamente. Sull’altro lato della gabbia, Scipion, tutto stizzito, continuava ad andare avanti e indietro. D’un tratto si fermò e prese a leccarsi il pelo con frenesia. Basile Popêche intravide qualcosa sul fianco destro dell’animale. Spinto dalla curiosità avanzò ancora.

«Cos’è questo affare? Sembrerebbe... No, non mi sbaglio, è proprio una freccetta! Chi è quel figlio di buonadonna che gli ha fatto una cosa del genere?»

Si sentì un rumore meccanico. Basile Popêche si voltò. La porta era stata chiusa. Il mazzo di chiavi era sparito. Sforzandosi di non farsi prendere dal panico, premette con calma sulla maniglia. Niente. Un ruggito gli fece capire che il leone si era accorto della sua presenza. Basile si girò di nuovo in direzione dell’animale. L’importante era non lasciar trasparire la paura.

«Andrà tutto bene. Stai tranquillo, stai calmo...» si ripeté l’uomo.

Scipion si appiattì a terra e riprese a leccarsi la pelliccia con foga sempre maggiore, quando un rumore, vicino, lo indusse a fermarsi.



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