Wilson Sariah - 2018 - Un'adorabile impertinente by Wilson Sariah

Wilson Sariah - 2018 - Un'adorabile impertinente by Wilson Sariah

autore:Wilson Sariah [Wilson Sariah]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Romance, Contemporary
ISBN: 9788822724458
Google: v5hjDwAAQBAJ
Amazon: B07HCHBS6V
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2018-08-01T22:00:00+00:00


Capitolo sedici

«Ma dai, solo una foto. Sei davvero così stronzo?», la signorina Top Aderente ci guardò male e incrociò le braccia.

«Non è uno stronzo», risposi, già pronta a strapparle qualche extension.

Ma il nostro scontro finì subito, dato che aveva attirato l’attenzione di tutte le persone che ci circondavano. In un battibaleno la gente aveva già tirato fuori fogli per gli autografi e cellulari. Le ragazze urlavano e allungarono le mani per toccarlo, tirandogli la maglietta. Chase sembrava in preda al panico. Piegai la testa e iniziai a frugare nella borsa finché non trovai le chiavi. Le tirai fuori e suonai il mio fischietto anti-stupro, sperando che Braden ci sentisse. Altrimenti avrei usato lo spray al peperoncino che avevo come portachiavi. Tutto pur di andarcene da lì.

C’erano sempre più persone intorno a noi… Eravamo letteralmente circondati!

Braden e altri tre ragazzi del personale crearono un varco per me e Chase. Ci fecero entrare in una porta che Braden chiuse alle nostre spalle il più velocemente possibile.

La maglietta di Chase era stata strappata in vari punti. I suoi fan lo trattavano come un pezzo di carne, non si fermavano di fronte a nulla pur di toccarlo e fare una foto con lui. Si appoggiò al muro, ansimante. «Stai bene?», mi chiese.

Io? I miei vestiti erano intatti. «Tutto okay, ma tu, stai bene? Che scena assurda».

Annuì. Cercando di riprendere fiato. Doveva esser stato ancora peggio per lui. Mi sentii tremare e avevo la nausea – e non ero stata certo al centro dell’attenzione, io.

Braden continuava a scusarsi, ma Chase lo fermò subito. «Non è stata colpa tua. Sarebbe potuto succedere ovunque. Mi sarei dovuto ricordare di mettere il cappello e gli occhiali da sole appena siamo scesi dalle canoe. Ero…». I suoi occhi si fermarono su di me. «Distratto».

Mi sentii ancora peggio. «Scusami».

«Non devi scusarti. Non è quello che intendevo, non è colpa tua». Dopo essersi calmato si alzò. «Probabilmente è meglio se compro una maglietta nuova, ti va se andiamo verso California Adventure?».

Era la sezione di Disneyland di fronte a Magic Kingdom. Il mio telefono iniziò a suonare freneticamente. Mi ero dimenticata che avevo messo un Google Alert con il nome di Chase. Continuavano ad arrivarmi link con immagini e post dei social network che mi avvertivano che Chase era a Disneyland. Tutti nel mondo sapevano dov’era. Non sarebbe stato in grado di mantenere un basso profilo. Gli mostrai lo schermo. «Forse è meglio andare a casa».

Annuì e mi prese per mano. Era incredibile quanto mi sentissi a mio agio intrecciando le dita alle sue. Come se fosse la posizione naturale delle nostre mani. Braden ci accompagnò all’ingresso da cui eravamo entrati, continuando a scusarsi, ma Chase gli disse: «È colpa mia, avrei dovuto portare delle guardie del corpo. Speravo solo di passare una giornata normale». Sembrava così triste che mi venne voglia di abbracciarlo.

Braden ci accompagnò fino alla macchina. Chase mi tenne aperta la portiera, e vidi che diede a Braden una mancia molto generosa. Poi si lasciò sfuggire un lungo sospiro non appena si sedette in macchina, e ci mise qualche secondo a infilare la chiave e mettere in moto.



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