55 The Dome by Stephen King

55 The Dome by Stephen King

autore:Stephen King [King, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-12-08T23:00:00+00:00


16

Nella luce piatta di quel pomeriggio, sotto un sole che ora era virato decisamente al giallo, i tre ragazzini osservavano l’orso morto ai piedi del palo del telefono. Il palo era storto. A poco più di un metro da terra, il legno verniciato di creosoto era scheggiato e sporco di sangue. Anche di qualcos’altro.

Una sostanza bianca che Joe pensò dovesse essere frammenti di osso. E una poltiglia grigiastra che doveva essere cer...

Si voltò dall’altra parte cercando di controllare il conato. Ci era quasi riuscito, anche, ma poi Benny vomitò – un versacelo terribile come un’eruzione – e Norrie gli fece subito compagnia. Joe si arrese e si unì agli altri.

Quando si furono calmati, Joe si tolse dalle spalle lo zaino, prese le bottiglie di Snapple e le distribuì. Usò il primo sorso per sciacquarsi la bocca e lo sputò. Lo stesso fecero Norrie e Benny. Poi bevvero. Il tè dolce era tiepido, ma era lo stesso paradisiaco nella gola scorticata di Joe.

Norrie si avvicinò di un paio di passi circospetti alla massa nera e ronzante di mosche alla base del palo del telefono. «Come i cervi», disse. «Questo poveraccio non aveva la sponda di un fiume da cui saltare, così è andato a spaccarsi la testa contro un palo.»

«Forse aveva la rabbia», ipotizzò Benny con un filo di voce. «Forse ce l’avevano anche i cervi.»

Joe giudicò che fosse tecnicamente possibile, ma non ci credeva. «Ho riflettuto su questa faccenda del suicidio.» Non gli piacque il tremore che sentì nella propria voce, ma sembrava che proprio non potesse trattenerlo. «È una cosa che fanno le balene e i delfini, si spiaggiano, l’ho visto in TV. E mio padre dice che lo fanno i cefalopoli.»

«Cefalopodi», lo corresse Norrie. «Con la d.»

«Come sia. Mio padre dice che quando il loro ambiente viene inquinato, si divorano i propri tentacoli.»

«Capo, vuoi che vomiti di nuovo?» lo apostrofò Benny. La sua voce suonò bisbetica e stanca.

«È quello che sta succedendo qui?» chiese Norrie. «L’ambiente si sta inquinando?»

Joe alzò gli occhi al cielo giallastro. Poi indicò a sudovest, dove un residuo nero dell’incendio provocato dal missile sporcava l’aria. La macchia sembrava levarsi per un centinaio di metri e allungarsi per un paio di chilometri. Forse di più.

«Sì», disse lei, «ma quello è diverso. O no?» Joe si strinse nelle spalle.

«Se ci dovesse venire la voglia improvvisa di ammazzarci, forse ci conviene tornare indietro», propose Benny. «Io ho un sacco di buoni motivi per continuare a vivere. Ancora non sono riuscito a battere Warhammer.»

«Prova il contatore sull’orso», suggerì Norrie.

Joe puntò il sensore in direzione della carcassa dell’orso. L’ago non scese, ma nemmeno salì.

Norrie indicò a est. Davanti a loro la strada usciva da una fitta macchia di querce nere, del genere che dava il nome alla località. Uscendo da dietro quegli alberi, secondo Joe avrebbero potuto vedere il frutteto in cima alla collina.

«Continuiamo almeno finché siamo fuori degli alberi», disse. «Facciamo una misurazione anche dall’altra parte e se l’ago continua a salire torniamo in città e avvertiamo il dottor Everett o quel Barbara o anche tutti e due.



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