Anarchy by Megan DeVos

autore:Megan DeVos [Megan DeVos]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852094149
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

17

Mai

GRACE

Schizzammo tutti e tre dall’altra parte della strada, rapidi e silenziosi, guardandoci costantemente intorno in cerca di eventuali minacce. Per fortuna, sembrava che nessuno avesse assistito al nostro sfortunato incidente. L’edificio scelto da Hayden era abbastanza lontano dal furgone per non destare sospetti.

Hayden si fermò all’ingresso, con lo zaino sulle spalle e la pistola in mano, e sbirciò con prudenza attraverso la porta socchiusa. Era un palazzo di uffici abbandonato non tanto grande. Non ci sarebbe voluto molto a perlustrarlo. Tenendo la pistola sollevata, entrò senza fare rumore. Io lo seguii, e Dax chiuse la fila. Puntavamo la pistola in diverse direzioni mentre procedevamo l’uno dietro l’altro. Hayden mosse di scatto la testa di lato, per indicarci che prima di salire di sopra dovevamo setacciare il pianoterra. Mi sentii elettrizzata al pensiero che finalmente potevo rendermi utile; non mi ero accorta di quanto mi mancasse il brivido del pericolo. Per la prima volta da quando ero a Blackwing sentii di avere il controllo della situazione, anche grazie alla pistola.

Controllai l’edificio, già avvolto nell’oscurità, puntando l’arma verso possibili bersagli in agguato. Lo zaino che avevo sulla schiena era più leggero di quanto avrei voluto. Hayden sperava di non doversi fermare per la notte, perciò non avevamo preso né coperte né vestiti caldi.

Dopo aver passato al setaccio il pianterreno, pesantemente saccheggiato, senza trovare nessuno, Hayden tornò alla porta d’ingresso. Lo guardammo in silenzio mentre esaminava la serratura. Si accigliò quando capì che era rotta. Con fatica spinse la porta per richiuderla. Il rumore fece sussultare sia me sia Dax.

Perlustrai con lo sguardo il pavimento in cerca di qualcosa da usare per bloccarla e vidi un grosso schedario metallico rovesciato. «Datemi una mano» dissi, indicandolo con un cenno mentre infilavo la pistola nella cintura.

Hayden fece lo stesso, poi afferrò un lato del mobile e mi aiutò a trascinarlo fino alla porta. «Buona idea. Adesso controlliamo il resto.»

Lo seguii fino a una rampa di scale che portava di sopra. Il primo piano era occupato da uffici, come il pianterreno, e non c’era nessuno. Salimmo all’ultimo piano, che era diviso in tre locali: un grande ufficio, una sala conferenze e un bagno. Sembrava più in ordine, come se fosse sfuggito al saccheggio.

Hayden spinse con il piede la porta del bagno buio, la pistola spianata, ma era vuoto. Tirammo un respiro di sollievo quando scoprimmo che anche il resto del piano era sicuro.

«Non potevamo trovare di meglio» commentò Dax, stringendosi nelle spalle. Si lasciò cadere su una sedia imbottita dietro una bella scrivania di legno mentre noi finalmente abbassavamo le armi. «Mi si addice, no?» chiese con un sorriso soddisfatto.

Non potei trattenere una risatina. Dax riusciva a scherzare anche nelle circostanze più stressanti. Piegò le braccia dietro la testa e si appoggiò allo schienale, allungandosi, mentre Hayden andava alla finestra per scrutare la strada di sotto.

«Quanto tempo pensi ci vorrà per mettere a posto il furgone?» domandò, continuando a passare in rassegna la via in cerca di Bruti o altri nemici.

«Dipende dal guasto.»

Davanti alla scrivania c’erano altre due sedie.

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