Andare per saline by Roberto Carvelli;

Andare per saline by Roberto Carvelli;

autore:Roberto, Carvelli; [Carvelli, Roberto ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Ritrovare l'Italia
ISBN: 9788815371379
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-06-15T00:00:00+00:00


4.

Le saline sarde: sostiene Cavour

In base alle tracce ritrovate nei resti di diverse colonie fenicie, gli archeologi riferiscono che lungo tutto il litorale del Sulcis fossero presenti saline, per quanto rudimentali e a uno stadio per così dire embrionale. Le storie ufficiali e non ufficiali – come leggeremo più avanti citando il bel libro di Sergio Atzeni – dell’isola riportano come proprio la coltura del sale fosse una delle prime attività produttive attorno a cui nacquero i villaggi abitati dei primordi. Anche Tharros, l’antica Oristano, ha lasciato tracce di commerci di sale nel periodo punico.

Per l’area di Cagliari si parla di circa 2.500 anni fa, in epoca fenicia, anche se sappiamo che le saline vennero sfruttate successivamente dai cartaginesi e dai romani.

Dalla scarsa documentazione storica sappiamo anche che per due secoli, a partire dal 1016, commercianti marsigliesi facenti capo al convento di San Vittore ottennero la concessione per l’esportazione del sale in forma di monopolio. Poi ecco i pisani, e siamo ancora nel periodo dei Giudicati sardi – entità statuali indipendenti che ebbero potere in Sardegna fra il IX e il XV secolo –, che svilupparono una fiorente attività commerciale; dal 1104 la città marinara, forte delle buone relazioni con i Giudici, ottenne di poter estrarre il sale, che impresse una nuova fioritura all’attività salifera. Anche Genova intrattenne rapporti con la Sardegna salifera. Questa effervescenza proseguì durante il periodo catalano-aragonese in cui dal 1323, allontanati i pisani sconfitti, fu dato impulso ai siti di Major, Molentargius e Riba, l’attuale Quartu Sant’Elena. È del 1327 un documento del re d’Aragona che impone le norme che governeranno per quattro secoli le Salynes reyales, quelle cagliaritane per intenderci, che in precedenza erano per lo più stagni spontanei e non organizzati.

Eccoci arrivati, con un salto in avanti, al 23 aprile 1853. Il conte Cavour, presidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna, sta per pronunciare davanti alla Camera dei deputati tre discorsi sulle gabelle per quell’anno. Si discute dello stato di salute economica delle saline sarde e della possibilità di cederle a un privato. Il signore in questione si chiama Adhémar, il quale invitato – «commissionato», in realtà – a visitarle e a presentare una proposta d’acquisto, fissa evidentemente il suo prezzo. La seduta è un batti e ribatti tra Cavour e il ministro dei Lavori pubblici, circa la presenza di un altro interessato all’acquisto, tale Pescatore, e tutto finisce in fase di stallo. Ecco allora Cavour offrirci una sorta di foto d’epoca, oltre che una descrizione dei rapporti tra pubblico e privato:

Le Saline della Sardegna constano di vari stabilimenti; però il principalissimo si è quello che trovasi a Levante della città di Cagliari, detto le saline di Palmas, nelle quali si fabbricavano e si fabbricano tre quarti del sale prodotto in Sardegna. Io non dirò come fossero le Saline governate […] il fatto sta che esse non erano suscettibili di produrre oltre i 300 o 400 mila quintali metrici all’anno, cioè un prodotto medio di 340 mila quintali metrici mentre queste Saline



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