Anschluss: l 'annessione. L'unificazione della Germania e il futuro dell'Europa by Vladimiro Giacché

Anschluss: l 'annessione. L'unificazione della Germania e il futuro dell'Europa by Vladimiro Giacché

autore:Vladimiro Giacché
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Anschluss, annessione, unificazione, Germania, futuro, Europa
editore: Imprimatur editore
pubblicato: 2013-10-26T04:00:00+00:00


Le conseguenze economiche per l’Est

La narrazione ufficiale dell’unificazione economica e delle sue conseguenze, ripetuta da decenni e ormai entrata nel senso comune, è molto semplice. Essa racconta di un’economia in rovina, distrutta da 40 anni di socialismo, alla quale con il marco tedesco viene portato il benessere e lo sviluppo. Parla di uno straordinario successo economico, il cui peso è stato generosamente sostenuto dalla Germania ricca che ha deciso di condividere il proprio modello vincente, l’economia sociale di mercato, con la Germania povera. Racconta di infrastrutture ricostruite e di centri storici risanati (e questo è vero). Racconta degli oneri sopportati dall’Ovest per ricostruire i Länder dell’Est, e di una solidarietà della cui opportunità è sempre più difficile convincere i cittadini dell’Ovest col passare degli anni: anche perché, «incomprensibilmente» – ma forse a causa della disaffezione al lavoro maturata in anni di economia pianificata – l’Est si riprende a ritmi più lenti di quelli sperati. In ogni caso la storia che questa narrazione ci presenta, al di là delle ombre inevitabili in vicende complesse sui cui grava la pesante eredità di un passato da cancellare, è comunque la storia di un grande successo. Purtroppo, le cifre ci raccontano una verità ben diversa.

L’impatto immediato dell’unificazione economica sulla Germania Est è sintetizzabile in poche cifre. In due anni, dal 1989 al 1991, il prodotto interno lordo segna un -44 per cento, la produzione industriale addirittura -67 per cento; i disoccupati ufficiali (quelli registrati come tali negli uffici del lavoro) sono 830.000; ma, soprattutto, il numero degli occupati scende di oltre 2 milioni di unità (2.095.000), dagli 8,9 milioni del 1989 ai 6,8 milioni del 1991 (Blessing 2010: 30; Busch/Kühn/Steinitz 2009: 15). Questi – si è detto – sono i risultati dell’«annessione non preparata di un territorio economico a bassa produttività del lavoro ad un territorio molto sviluppato» (Büttner in Dümcke/Vilmar 1995: 119). Ma cos’è davvero successo, allora e dopo? Per capirlo dobbiamo esaminare nelle componenti essenziali l’andamento economico della ex Rdt negli anni dell’unificazione e nei decenni successivi.

Prodotto interno lordo: caduta e stagnazione

Il crollo del prodotto interno lordo nel 1990 e 1991 è impressionante: secondo i dati dell’Ufficio Federale di Statistica, rispettivamente -17,9 per cento e -22,9 per cento (Statistisches Bundesamt cit. in Wenzel 2003: 25). Nessuno tra i Paesi dell’Est ha fatto peggio. Questo è molto significativo, perché rispetto a questi Paesi la Rdt era senz’altro economicamente più sviluppata. Secondo un’analisi del Wiener Institut für internationale Wirtschaftsvergleiche, la media per l’Europa Centro-orientale è di -7 per cento nel 1990 e -13 per cento nel 1991 (cit. in Luft 1992: 215).

Tra i singoli Paesi, l’unico che si avvicina (senza raggiungerlo) al recordo negativo della Germania Est è la Bulgaria: – 12 per cento nel 1990 e -23 per cento nel 1991. Quello che fa meglio è l’Ungheria: -3 per cento (1990) e -10 per cento (1991). In mezzo ci sono tutti gli altri: Polonia -12 per cento (1990) e -9 per cento (1991); Romania -7 per cento (1990) e -13 per cento (1991); Cecoslovacchia, all’epoca ancora un paese unico, 0 per cento (1990) e -16 per cento (1991).



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