Black flag: romanzo by Valerio Evangelisti

Black flag: romanzo by Valerio Evangelisti

autore:Valerio Evangelisti [Evangelisti, Valerio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Science Fiction, General
ISBN: 9788806194376
Google: QTsiuAEACAAJ
editore: Einaudi
pubblicato: 2008-10-15T19:34:17+00:00


Paradice (6)

Di fatto l'ES è probabilmente il trattamento più innocuo e più efficace disponibile per curare la depressione. C'è però la tendenza a usarlo solo per pazienti ricoverati in ospedale e affetti da una depressione alquanto grave, giacché, in conseguenza della cattiva pubblicità che gli è stata fatta, sia i medici che i pazienti lo considerano con un certo disagio.

NANCY C. ANDREASEN, The Broken Brain, 1984.

Lilith si sentiva ridicola, con quel camice bianco addosso. Anche Carmen, Mary, Nora, Jezebel e Gorgo erano buffe, così stranamente innocue. Norman sembrava invece sicuro di sé. Alcune frasi scambiate con i suoi uomini, vestiti anche loro con il camice, fecero capire che doveva aver preparato la messinscena da tempo.

La base smisurata e fumigante della Kraepelin III si era incastrata nel tetto dell'Ospedale. Tanti Lampi prima l'aggancio sarebbe stato perfetto, dato che il terrazzo mostrava solchi per gli alettoni e griglie destinate ad accogliere lo sfogo infuocato e ruggente dei gas di scarico. Adesso, però, la piattaforma d'atterraggio era ingombra di rifiuti d'ogni tipo e di ossa umane e animali. Il veicolo traballava sulla propria base. L'apertura del portello fu accompagnata da cigolii assordanti. La scaletta non poté essere distesa del tutto.

Quando finalmente mise piede a terra, il dottor Kurada sembrava molto irritato. I baffi all'insù gli tremavano, e così il mento prominente e rugoso. Sulle prime non guardò nemmeno il gruppetto biancovestito che lo attendeva in basso. Si rivolse invece ai due medici che aveva con sé: due giovani allampanati, accomunati da una calvizie precoce, che condividevano con lui l'origine anglo-giapponese.

- È pazzesco, è pazzesco, – commentò Kurada con rabbia. Agitava la lunga capigliatura bianca, stretta a treccia sulla nuca. – Se le altre navette hanno incontrato le nostre stesse difficoltà, tutta la missione è in pericolo -. Osservò il gruppo dei presunti infermieri. – Mi aspettavo quanto meno un comitato di accoglienza. È da due mesi che comunichiamo via radio il nostro arrivo. Come mai nessuno si è degnato di risponderci?

Norman distese alla meglio le pieghe del viso. Si fece avanti e parlò con grande sicurezza. – Le comunicazioni sono molto difficili, dottore. Ma qualcuno di noi ha captato il segnale. È stata preparata una festa, per celebrare il vostro ritorno.

Kurada aggrottò le sopracciglia troppo folte, simili a riccioli di bambagia. – Una festa? E chi ha tempo per le feste? Se siamo qua, è per qualcosa di più importante…

Lilith ammirò la disinvoltura di Norman nel reggere la parte. Doveva essere una bella fatica, per lui, mantenere un'espressione non ostile. Kurada non pareva sospettare di nulla. Adesso, poi, era distratto da ciò che vedeva attorno. Sul suo viso pallido e rotondo si stava dipingendo un'espressione di disgusto.

- Ma qui è un immondezzaio! Anzi, un cimitero! Cosa sono tutti quegli scheletri?

Uno degli assistenti gli toccò la manica. Parlò con voce incrinata. – Guardate, dottore. Ci sono gabbie toraciche umane che hanno attorno catene e filo spinato. Quella gente è stata uccisa!

Prima che Kurada potesse replicare, Norman spiegò, concitato: – Stiamo sgomberando alcuni reparti. Gli scheletri sono qui provvisoriamente.



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