Cell by Stephen King

Cell by Stephen King

autore:Stephen King [King, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


19

Mentre il sole cominciava a inviare i suoi primi raggi rossi tra gli alberi, spiarono un volta ancora i telepazzi che cominciavano a lasciare il campo di calcio a ranghi ordinati, diretti al centro di Gaiten. Scendendo verso Academy Avenue, si aprirono a ventaglio, camminando tranquilli come se sul finire della notte nulla fosse accaduto. Ma Clay diffidava. Se ancora avessero avuto intenzione di portare a compimento il loro piano, sarebbe stato più che opportuno chiudere la questione quel giorno stesso, con una sortita alla stazione della Citgo. Uscire di giorno avrebbe forse significato dover uccidere alcuni di loro, ma visto che all'inizio e alla fine del periodo diurno si muovevano solo in massa, era un rischio che si sentiva di correre.

Osservarono dal soggiorno quella che Alice chiamava «l'alba dei morti viventi». Quindi Tom andò in cucina con il preside. Clay li trovò seduti al tavolo in una lama di luce solare a bere caffè tiepido. Prima che potesse spiegare loro che cosa desiderava fare di lì a qualche ora, Jordan gli toccò la mano.

«Alcuni sono rimasti», lo informò. Poi, abbassando la voce: «Ci sono anche dei miei compagni di scuola».

«Credevo che a quest'ora fossero tutti a fare compere da Kmart», commentò Tom, «tutti a cercare i nuovi DVD a laser blu.»

«Meglio dare un'occhiata», disse Alice ferma sulla soglia. «Non sono sicura che sia una nuova... come la vogliamo chiamare? Fase di sviluppo?

Non lo so, ma potrebbe esserlo. Probabilmente lo è.»

«Sicuramente», rettificò Jordan in un tono di profondo pessimismo.

I telepazzi rimasti - Clay calcolò che fosse una squadra di un centinaio -

stavano portando via i morti da sotto le tribune, trasportandoli nel parcheggio a sud del campo, dietro una lunga palazzina di mattoni. Poi tornavano indietro a mani vuote.

«In quella palazzina c'è la pista al coperto», li informò il preside. «È anche dove viene tenuta l'attrezzatura di tutti gli sport. Dietro c'è una scarpata. Immagino che buttino i corpi là sotto.»

«Sicuramente», concordò Jordan. Parlava con la voce strozzata come se avesse mal di pancia. «C'è terreno paludoso là in fondo. Marciranno.»

«Stavano già marcendo comunque, Jordan», disse pacato Tom.

«Lo so», rispose il ragazzo, ancor più cinereo in viso, «ma marciranno ancora più in fretta al sole.» Fece una pausa. «Signore?»

«Sì, Jordan?»

«Ho visto Noah Chutsky. Quello del suo circolo di letture di teatro.»

Il preside gli batté la mano sulla spalla. Era molto pallido. «Non ci pensare.»

«È difficile», mormorò Jordan. «Mi aveva fatto la foto. Con il suo... con il suo sa cosa intendo.»

Poi ci fu una variazione nuova. Due decine di api operaie si staccarono senza colpo ferire dal gruppo principale e si diressero alle serre in una formazione a V che ricordò agli osservatori il modo in cui migrano le oche. Tra loro c'era anche quello che Jordan aveva identificato come Noah Chutsky. Gli altri della squadra di rimozione cadaveri li osservarono per un momento, poi ripartirono allineati per tre e tornarono a estrarre corpi da sotto gli spalti.

Venti minuti dopo il drappello che era andato alle serre fece ritorno, ora in fila indiana.



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