Dal mostro al principe by Andrea Carandini & Paolo Carafa

Dal mostro al principe by Andrea Carandini & Paolo Carafa

autore:Andrea Carandini & Paolo Carafa [Carandini, Andrea & Carafa, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e Società
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-01-15T00:00:00+00:00


3. Un rione proto-urbano

I primi dati archeologici di una qualche consistenza nell’area del Germalus si datano, come abbiamo visto, all’inizio dell’età del Ferro. Attualmente, il passaggio dall’età del Bronzo all’età del Ferro è fissato nel corso della seconda metà del X secolo a.C. Tuttavia, sulla base di recentissime analisi al Carbonio 14, si è proposto di anticiparlo alla metà dell’XI secolo a.C. circa (Gimatzidis-Weninger 2020). In attesa di ulteriori conferme per questa nuova cronologia, continuiamo a fare riferimento alle datazioni «tradizionali».

Tra la fine del X e l’inizio del IX secolo a.C., il sistema di villaggi dei populi Albenses presso il Tevere è sostituito da due nuovi agglomerati. Il primo si articola sulle alture chiamate montes (Velia, Palatium, Germalus, Caelius ed Exquiliae, con le sue tre cime); il secondo occupava le alture dette colles (Quirinalis, con le sue quattro cime, e Viminalis). Nel secondo quarto del IX secolo a.C. – fatto clamoroso – queste due entità si fondono in un unico grande abitato, ampio circa 200 ettari (più dei maggiori centri etruschi quali Veio, Cerveteri, Tarquinia o Vulci nella stessa epoca), esteso su tutte le alture della futura città (tranne Campidoglio e Aventino) e che si chiama Septimontium. Si trattava di un centro gigantesco rispetto agli altri abitati dell’epoca, che superava in ampiezza anche tutte le città greche dei secoli successivi delle quali sia possibile oggi calcolare l’estensione, tranne Atene nel V secolo a.C. e cinque colonie greche nell’Italia del Sud (Agrigento, Crotone, Sibari, Camarina e Locri; Carafa 2017).

Il nuovo abitato è diviso in 27 rioni, in latino curiae. In questi rioni trova la propria base di potere una serie di famiglie che oggi definiremmo aristocratiche. Si tratta di persone che si distinguono dal resto della popolazione poiché possono vantare la discendenza da un antenato comune di natura particolare quale, ad esempio, un eroe o una divinità. Dunque, esse sono diverse dalle altre per diritto di nascita. Queste famiglie governano la comunità, stabilendo al loro interno e in maniera paritaria il sistema di norme che regola la vita nell’abitato. Il Germalus, in particolare forse la sua parte alta, costituisce uno di questi rioni.

L’area era già frequentata nelle fasi precedenti. Non resta al momento traccia di abitazioni, ma sicuramente si deponevano qui tombe di individui incinerati, come dimostrano i frammenti di vasi databili alla fase laziale IIA (925-875 a.C. circa), tutti attribuibili a corredi funerari, rinvenuti in strati più recenti (Borrello-Colazingari 1998; Guidi 2003). Alcuni tagli nel banco tufaceo, di forma rettangolare e rotonda, disposti lungo il margine delle scalae Caci (tav. 6), potrebbero essere interpretati come le fosse che contenevano in origine queste tombe. Ma il grande centro unificato sancisce il divieto di seppellire morti tra i vivi e nuove aree sepolcrali vengono poste ai limiti di Septimontium, sull’Esquilino e sul Quirinale. Dalla fase laziale IIB nessuna tomba di adulto verrà più ammessa sul Germalus e solo capanne (forse le prime nella storia di questo luogo) occuperanno la sommità di questo monte tra le scalae Caci e il suo angolo sud-occidentale più prossimo al fiume.



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