Dalle lacrime di Sybille by Amedeo Feniello

Dalle lacrime di Sybille by Amedeo Feniello

autore:Amedeo Feniello [Feniello, Amedeo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
ISBN: 9788858110720
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2013-11-05T06:00:00+00:00


3. I signori della finanza

Il monopolio fiorentino spaventa. Mette in luce una distanza. Che non lascia scampo al Sud Italia. Perché l’attività dei mercanti fiorentini arricchisce Firenze a detrimento di Napoli. E la fortuna della Toscana coincide con l’impoverimento del Mezzogiorno. Un meccanismo a noi, oggi, chiaro. Che è stato chiamato in vario modo. Sottosviluppo. Scambio diseguale. Sviluppo alternativo. Ma che ai contemporanei sfugge. E che si mantiene su un binario molto semplice. Il re chiede; e i Fiorentini rispondono, con continui travasi di denaro. Per la costruzione di chiese, per la realizzazione di opere d’arte, per la manutenzione della capitale e della reggia, per le spese di corte, per le decime da dare al papa, per finanziare la politica matrimoniale, per le negoziazioni diplomatiche, per mantenere inalterata l’influenza militare angioina sul Mediterraneo e nella Penisola, per le spese straordinarie, per gli spostamenti della corte ecc. La macchina del Regno non si muove se non è ben oliata dal denaro fiorentino12.

Solo che il meccanismo diventa una catena di sant’Antonio: in quanto il re, incapace di saldare i debiti contratti, ne accende di nuovi, che si accumulano l’uno sull’altro, in una spirale che non si arresta. Il prestito, così, cessa di essere un espediente passeggero e si trasforma in un procedimento finanziario abituale. Diventa il cuore del sistema finanziario angioino-fiorentino. Un gioco perverso in cui entrambi i contendenti tirano la corda. Entrambi sempre più affamati e prigionieri. Ognuno incapace di sottrarsi, impossibilitato a venirne fuori: uno spinto dall’enorme bisogno di danaro; l’altro allettato dai grandi guadagni che può ricavare ma costretto ad una continua fuga in avanti con il reperimento di nuovi capitali per far fronte ai prestiti via via necessari e incatenato dalla paura che i debiti accumulati prima o poi non vengano saldati e dai rimborsi da garantire.

Ed è l’aspetto finanziario quello che fa più gola alle grandi compagnie fiorentine. L’obiettivo è il controllo dell’intera macchina economica dello stato. Anche in questo caso si andò per gradi, sottraendo, a poco a poco, gli spazi di manovra, cercando di esautorare le amministrazioni del Regno, le centrali come le locali. Grazie soprattutto ai buoni uffici che si potevano ricavare dallo strettissimo rapporto che le legava a re Roberto. Da quando era giovane. Da prima che diventasse re. Come duca di Calabria aveva mietuto successi nella campagna contro Pistoia. Cosa della quale i Fiorentini gli erano stati molto grati. Poi, nel 1306 e nel 1310, era stato due volte a Firenze. Ospite di chi? Non a caso, del capo della compagnia Peruzzi, Giotto di Arnoldo. Bella occasione. Ghiotta, per ingraziarsi un futuro sovrano. E i loro registri riportano tutte le spese compiute. Soldi apparentemente buttati dalla finestra. Investiti invece sul futuro...

Un futuro non molto lontano. Già il 16 giugno 1309 Roberto accorda ai Peruzzi – e si badi bene, su loro diretta domanda – un bel privilegio giuridico, della cui stesura si incarica sempre il nostro Bartolomeo di Capua. Il privilegio stabilisce un precedente importante: le cause civili relative ai Peruzzi sarebbero



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