Dark by V.E. Schwab

Dark by V.E. Schwab

autore:V.E. Schwab [V.E. Schwab]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2019-12-09T23:00:00+00:00


Capitolo 6

Quando Rhy tornò al palazzo, la luce era calata e la sua armatura era diventata grigia per la cenere. Oltre la metà degli uomini in quella sala era morta; i pochi sopravvissuti ora marciavano dietro di lui, gli elmetti sotto braccio, i volti smunti per la febbre e accesi da linee d’argento che scendevano come lacrime lungo le guance.

Rhy salì le scale del palazzo in un silenzio esausto.

Le guardie baciate dall’argento ai lati delle porte del palazzo non dissero nulla, e si chiese se sapessero; dovevano saperlo per forza, per lasciar passare e far entrare così tanti dei loro nella nebbia. Non incrociarono lo sguardo del loro principe, ma si guardarono gli uni con gli altri, scambiandosi un solo cenno di assenso che sarebbe potuto essere orgoglio o solidarietà, o qualcos’altro che Rhy non riusciva a capire.

La sua seconda guardia, Vis, era in piedi davanti al corridoio principale, chiaramente in attesa di sapere qualcosa su Tolners. Rhy scosse la testa e lo spinse via, spinse via tutti, diretto ai bagni reali. Aveva bisogno di lavarsi, ma mentre camminava l’armatura sembrava farsi sempre più stretta, tagliargli la gola, bloccargli le costole.

Non riusciva a respirare, e per un istante pensò al fiume, a Kell intrappolato sotto la superficie mentre lui annaspava in cerca di aria. Quel che ora sentiva però non era l’eco delle sofferenze di suo fratello. Era il suo petto pesante sotto la placca dell’armatura, era il suo cuore che batteva, i suoi polmoni ricoperti delle ceneri di uomini morti. Doveva liberarsene.

«Vostra Altezza?», disse Vis mentre il principe faticava a strapparsi l’armatura. Alcuni pezzi rotolarono sul pavimento, facendo rumore e alzando nugoli di polvere.

Ma sentiva ancora il petto e lo stomaco in subbuglio, e riuscì a malapena a raggiungere la bacinella più vicina prima di vomitare.

Ne afferrò i bordi, ansimando, mentre il cuore finalmente rallentava. Vis gli corse accanto, tenendo fra le mani l’elmo che aveva gettato.

«È stata una lunga giornata», disse Rhy tremando, e Vis non chiese cosa fosse accaduto, non disse nulla. Rhy gliene fu grato. Si asciugò la bocca con una mano tremante, si raddrizzò e continuò ad andare verso i bagni reali.

Si stava già sbottonando la tunica quando, giunto davanti alla porta, vide che la stanza non era vuota.

Due servi vestiti di verde e argento erano in piedi lungo la parete più lontana, e Cora, seduta sul bordo in pietra della grande vasca nel pavimento, inzuppava un pettine nell’acqua e se lo passava fra i lunghi capelli sciolti. La principessa veskana indossava solo una vestaglia, aperta in vita. Rhy sapeva che quel popolo non era pudico riguardo ai corpi, ma arrossì ugualmente vedendo così tanta pelle nuda.

Lui aveva la tunica ancora mezza sbottonata, le mani lungo i fianchi.

Gli occhi azzurri di Cora si alzarono.

«Mas vares», disse in un arnesiano stentato.

«Na ch’al», rispose lui con voce roca in veskano.

Lei posò il pettine in grembo e gli prese il volto sporco di cenere fra le mani. «Volete che vada?».

In tutta onestà, non lo sapeva. Dopo ore passate



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