Edda Ciano e il comunista: L'inconfessabile passione della figlia del duce by Marcello Sorgi

Edda Ciano e il comunista: L'inconfessabile passione della figlia del duce by Marcello Sorgi

autore:Marcello Sorgi [Sorgi, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858619995
Google: Uqf6dHqoRTAC
editore: Bur
pubblicato: 2011-09-20T22:00:00+00:00


VIII

Ellenica e Baiardo

Avevano fatto l’amore per la prima volta sulla terrazza della Petite Malmaison. Tardissimo, quando ormai la luna cominciava ad allontanarsi e a ritirare la sua luce pallida dai tetti del paese. Lei aveva bevuto e fumato tutta la notte, la sua voce arrochita d’improvviso tacque. Lui aveva tenuto a freno la sua irruenza di amante clandestino, l’ansia focosa delle notti francesi, quando saliva di nascosto nella stanza di Margot. Lei si lasciò baciare, si appassionò, cominciò a respirare e a gemere faticosamente. Lui, appoggiato con la schiena verso il muro, la sollevò con una delle sue grandi mani, con l’altra cominciò ad accarezzarle le gambe lunghe, seducenti, che lei considerava la parte più attraente di sé. Edda si lasciò andare mentre, eccitato, Leonida la baciava sul collo e sul seno. Ma prima di abbandonarsi completamente, e sentirlo dentro di sé, si fermò ancora un attimo, per guardarlo.

Leonida era molto bello e sicuro di sé. Un guerriero, un soldato in divisa. Era stato capace di tenere a freno la sua impazienza, l’aveva conquistata a poco a poco così. Altre volte, sulla sabbia calda di Vulcano o nella selva delle ginestre, lei s’era lasciata baciare, accarezzare, stringere, fermandosi nel momento più bello come in estasi, o rotolando sulla riva, per poi restare con lo sguardo rivolto al cielo, in silenzio. Abituato alle rudezze della guerra, agli abbracci della sopravvivenza sui pagliericci pulciosi, Leonida aveva dovuto forzarsi, per resistere. La assecondava. Se lei parlava, riprendeva a parlare. Se taceva, fingeva di ascoltare il rumore del mare. Se le chiedeva di lasciarla sola o riportarla a casa, cercava subito di accontentarla.

Non gli era mai successa una cosa del genere: nel gioco amoroso, era lei a giostrarlo. Imbarazzato, incerto all’inizio, ora si sentiva attratto. Non avrebbe atteso all’infinito. Ma aveva saputo aspettare. Baci dati e negati, fughe repentine, capricci da monella, parole sussurrate, sguardi persi nel vuoto, tutto il suo strano modo di comportarsi, gli aveva acceso un forte desiderio. Non di Edda, ma di Ellenica. Era lei che doveva conquistare.

Forse Ellenica e Baiardo sarebbero stati felici. Una porta doveva aprirsi lentamente, mentre se ne chiudeva un’altra. I silenzi di Edda dovevano contrassegnare le sue uscite di scena, mentre Ellenica prendeva posto nella sua vita. In un gioco amoroso — ed erotico — così raffinato, Leonida era messo alla prova. La durezza della sfida di Edda era pari solo alla sua cattiveria.

«Amate Ellenica? Ellenica sono io…» gli sussurrava piano in francese. E poi: «Parlatemi, voglio sentirvi parlare…». Leonida, che aveva sempre amato di nascosto, di corsa, nelle notti di guerra, scoprì così l’attrazione del gioco delle parti, l’ambiguità delle lunghe attese piene di desiderio e anche un pizzico di sadismo della sua imprevedibile maestra d’amore. Nei «girotondi con le pastorelle», come li chiamava lei, per sminuire il suo orgoglio maschile, lui non s’era mai preoccupato molto del da farsi. Si sentiva desiderato, e basta. Arrivava, si spogliava, «faceva i suoi quattro salti» e non gli restava molto tempo per le tenerezze.

Con Edda, invece, Leonida era rimasto turbato.



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