Edgar Allan Poe by jules verne

Edgar Allan Poe by jules verne

autore:jules verne [Verne, Jules]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook gratuito - vietata la vendita
pubblicato: 2012-04-26T12:35:03+00:00


Il negro obbedì e l’insetto rimase sospeso a pochi pollici dal suolo. William sgombrò il terreno dai cespugli, diede l’ordine di mollare lo scarabeo e conficcò un piuolo nel punto preciso dove era caduto. Poi tirò fuori da una tasca un metro a nastro, ne assicurò un’estremità alla parte dell’albero più vicina al piuolo, lo srotolò per una cinquantina di piedi nella direzione indicata dall’albero e dal piuolo. Conficcò quindi nel punto raggiunto un secondo piuolo, intorno al quale descrisse un cerchio del diametro di quattro piedi. Aiutato da Poe e da Jupiter, si mise a scavare di buona lena. Ma non si trovò nemmeno l’ombra di un tesoro. Legrand era visibilmente sconcertato. Senza dire una parola, Jupiter raccolse gli arnesi e il gruppetto prese la via del ritorno verso est.

Avevano fatto non più di una dozzina di passi quando Legrand saltò addosso al negro:

«Scellerato! — gridò facendo fischiare le sillabe fra i denti.

— Quale è il tuo occhio sinistro?».

Il poveretto indicò con la mano l’occhio destro. «Lo immaginavo, — gridò Legrand. — Andiamo! andiamo! si ricomincia».

Jupiter si era realmente sbagliato e aveva fatto passare la corda con lo scarabeo per l’occhio destro invece che per il sinistro. Allora spostarono il piuolo di qualche pollice più ad ovest e il metro srotolato indicò un punto che distava parecchi metri da quello trovato prima.

Ricominciarono a scavare. Ben presto trovarono un mucchio di ossa umane, dei bottoni di metallo, alcune monete d’oro e d’argento e una cassa di legno di forma oblunga. Era fasciata da lamine in ferro battuto e il coperchio era chiuso da due catenacci che William tremando e palpitando per l’ansia aprì rapidamente.

La cassa conteneva un tesoro di valore incalcolabile: quattrocentocinquantamila dollari in monete francesi, spagnole, tedesche e inglesi, centodieci diamanti, diciotto rubini, trecentodieci smeraldi, ventuno zaffiri e un opale, una quantità enorme di ornamenti in oro massiccio, anelli, orecchini, catene, ottantatré crocifissi d’oro, cinque incensieri, centonovantasette orologi di grande bellezza: il tutto per un valore di un milione e mezzo di dollari.

Il tesoro fu trasportato a poco a poco nella capanna di Legrand. Poe moriva dalla voglia di sapere come l’amico ne avesse scoperto l’esistenza e questi si affrettò a raccontarglielo.

Fino a questo momento il lettore non ha potuto avere che un’idea imperfetta e approssimativa del tipo di racconto di fronte a cui si trova. Non ho potuto descrivervi la sovreccitazione morbosa di William durante quella famosa notte. D’altro canto, la scoperta del tesoro rassomiglia a tutte le scoperte del genere che avete avuto l’occasione di leggere: a parte la messinscena dello scarabeo e del teschio, è una sequenza di luoghi comuni.

Ma arriviamo adesso alla parte davvero singolare e pittoresca della novella, alla serie di deduzioni che portarono Legrand a scoprire il tesoro.

Egli cominciò col ricordare all’amico lo schizzo grossolano dello scarabeo che aveva fatto durante la sua prima visita e la sua somiglianza con una testa di morto. Allora lo aveva disegnato su un foglio sottilissimo di pergamena.

Aveva trovato quel foglio alla punta dell’isola, vicino ai resti di uno scafo naufragato il giorno stesso in cui aveva scoperto lo scarabeo.



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