Elogio dei giudici by Piero Calamandrei

Elogio dei giudici by Piero Calamandrei

autore:Piero Calamandrei [Calamandrei, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2015-02-24T23:00:00+00:00


*Un articolo del codice di procedura civile fa obbligo alle parti ed ai loro difensori di comportarsi con « lealtà ». Del giudice la legge non parla; ma l'obbligo di lealtà è implicito nella sua funzione, e specialmente nella fase in cui egli si mette a redigere la motivazione della sua sentenza.

La sua lealtà consiste nello scrivere nella sentenza i motivi veri che lo hanno portato a decider così: e, prima, nel cercar dentro di sé (che non è sempre facile indagine) quali siano i motivi veri.

Uno studioso tedesco ha pubblicato qualche diecina di anni fa un libro sulla motivazione delle sentenze, in cui si dimostra, con una penetrantissima analisi di un centinaio di decisioni civili e penali, che molte volte i motivi dichiarati sono molto diversi da quelli veri: e che assai spesso la motivazione ufficiale non è che uno schermo dialettico per nascondere i veri moventi, di carattere sentimentale o politico, che hanno portato il giudice a giudicare così.

Si può comprendere, anche quando nella motivazione vuol essere a tutti i costi sincero, che egli assuma senza volerlo una posizione più di difensore che di giudice: quando il dispositivo è già stato deliberato, il giudice estensore è portato naturalmente, come fanno gli avvocati per difendere il loro cliente, a scegliere e a mettere in evidenza gli argomenti che posson servire a difendere quel dispositivo non più discutibile.

Ma la slealtà comincerebbe quando la scelta dei motivi gli fosse suggerita non dall'interesse generale della giustizia, ma dall'interesse personale della sua carriera: come avverrebbe quando il giudice, che per spiegare il dispositivo potrebbe limitarsi a mettere in evidenza la circostanza di fatto che il collegio ha trovato decisiva, si indugiasse ad abbellir la motivazione di inutili sfoggi di scienza giuridica, per potersi servire di questa sentenza tra i titoli per la sua promozione; o come quando, per evitare che la sua sentenza potesse essere annullata in cassazione, cercasse di nascondere le ragioni di diritto, che poi la corte suprema potrebbe trovare sbagliate, sotto una motivazione di fatto, che è inattaccabile perché la corte suprema non può sindacarla.

Queste son piccole furberie avvocatesche, alle quali si preferirebbe che il giudice non ricorresse mai: e così si vorrebbe non accorgersi che qualche volta i magistrati, chiamati ad affrontare nelle loro sentenze questioni generali di risonanza politica (come potrebbero essere certe questioni in tema di libertà religiosa o di libertà di stampa), abbiano deciso secondo giustizia nel dispositivo, ma nella motivazione abbiano trovato il verso di rifugiarsi dietro argomenti di fatto, per non compromettersi a dir la loro opinione sulla questione di diritto. Quest'arte di eludere le questioni compromettenti può essere apprezzabile in un diplomatico: nel giudice la direi disdicevole timidezza.

Ma il caso più grave sarebbe quello del magistrato, che, delegato a rediger la motivazione di un dispositivo già approvato dal collegio, mettesse in luce a bella posta, invece dei motivi atti a giustificarlo, quelli che meglio servono a screditarlo, col proposito di far capire agli accorti lettori che la sentenza è ingiusta, e di mettere in bocca ai giudici di appello gli argomenti per riformarla.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.