Falco della rupe O, La guerra di Musso by Giambattista Bazzoni

Falco della rupe  O, La guerra di Musso by Giambattista Bazzoni

autore:Giambattista Bazzoni [Bazzoni, Giambattista]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2008-10-29T04:00:00+00:00


CAPITOLO OTTAVO.

Cadon le schiere d'ogni orgoglio emunte,

Difese invan dall'orrida mitraglia

E dal filo dei brandi e dalle punte.

Che in mezzo ad esse rapido si scaglia

E tronca e fora e penetra e calpesta

Sin che l'ultime file apre e sbaraglia;

Poi sotto la vulcanica tempesta

Assal col brando nella destra eretto

De' grossi bronzi la trincera infesta.

GIANNI. La Battaglia di Marengo.

Fittissime regnavano le tenebre, chè prossima non era ancora la luce mattinale di quel dì ventun agosto 1531, allorchè una fiaccola brillò all'improvviso sull'alto della torre del Forte; subito dopo l'apparizione di tal lume partì un colpo di bombarda dalle batterie delle Case del Marasciallo poste a piè del Castello. Un suonare rapidissimo di tamburi eccheggiò dietro questo segnale, ed il rumoreggiare di que' ripercossi strumenti di guerra si diffuse in pochi istanti dal Forte alle Rocche, da queste al Porto e dal Porto alle strade della vicina Musso e di Dongo. Cento e cento lumi si accesero e si sparsero ben tosto per tutta la Fortezza, lungo il lido, e sulle navi, poichè nessun uomo fu tardo ad allestirsi e porsi in armi al battere di quella diana. Tutti i Capitani, precedentemente istruiti di quanto avessero ad operare, uscirono dal Castello e si posero ciascuno a capo della squadra per condurla al Porto mano mano che veniva sgombrato, e farla salire sulle navi o grosse o minori secondo che ne avea ricevuto il comando.

Il Pellicione ed il Borserio con varii capi-bandiera e sergenti, postisi innanzi a tutti presso le sponde, sopraintendevano allo ordinato imbarcarsi de' soldati ed alla regolare distribuzione di essi sopra la flotta. Due grandi fuochi accesi sulle opposte estremità dei moli spandendo un chiarore rosseggiante, rischiaravano tutto il Porto, le acque ed i legni ivi adunati, e davano comodità alle schiere di salire dalla ripa ai battelli, da questi agli elevati bordi delle navi, senza che nascessero confusioni, abbagli o sventure.

Falco trovò vicini al Porto i suoi sei compagni e seco li condusse sulla Salvatrice, su cui montò pure una banda eletta di cinquanta uomini d'armi che Gabriele pose sotto il suo comando, pria di ascendere colla propria brigata la nave l'Indomabile che sorgeva accanto alla Salvatrice.

A capo dell'ultima schiera che uscì dal Castello apparve fra mezzo a numerose ardenti fiaccole Gian Giacomo, coperto d'intera armatura, coll'elmo lucentissimo sormontato da bianche penne. A fianco a lui stava il vicario del Castello, Teodoro Schlegel, abate di Dares, in auree vesti sacerdotali, preceduto da varii camilletti in bianche stole, l'uno de' quali recava un crocifisso d'argento, ed un altro la sacra martinella da sospendersi all'albero del brigantino: davanti ad essi procedeva un gonfaloniero armato che portava il gran vessillo mediceo coll'asta dorata. Il brigantino era stato, per quanto il concedeva il basso fondo delle acque del porto, accostato al molo, ove la ciurma aveva gettato un ponte mobile onde renderne comodo l'accesso, togliendo la necessità di salirvi dai fianchi; entrarono da tal ponte nella nave il Castellano, il Vicario coi chierici, il Pellicione e gli altri capitani che seguivano Gian Giacomo, e finalmente il gonfaloniero con tutti i soldati.



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