Fede e bellezza by Niccolò Tommaseo

Fede e bellezza by Niccolò Tommaseo

autore:Niccolò Tommaseo [Tommaseo, Niccolò]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa italiana. 1814-1859
ISBN: 9788897313779
editore: Liber Liber
pubblicato: 2015-03-17T16:00:00+00:00


Ella rispose di Corsica:

"Non usa, e non par che stia bene, la donna dire all’uomo quando e quanto ell’è lieta per lui. Ma io a voi posso dirlo: non è vero che posso? Non è vero che voi sapendo quant’io vi son grata del vostro affetto, mi vorrete più bene? Non è vero che Dio non mi vorrà gastigare se dico: sono contenta? Oh sì, vogliatemi bene. Ho patito tanto per meritarlo; e l’ho desiderato indarno tanto!

"Sia come dite: avvertiamoci de’ nostri difetti; confessiamoci i falli sin di pensiero. Se differenza insorge tra noi, se l’impazienza ci coglie (e siamo tutti e due in diverso modo impazienti), determiniamo fin d’ora i segni che ce ne mettano in guardia. – Al primo moto di sdegno, pronunziare il nome un dell’altro. Spero ch’a un rimprovero vostro, nel suono di questa parola: Giovanni, e a un mio: Maria, la lite cadrà. Se non cade, andarsene, l’un de’ due. Se questo non si può, l’ultimo scongiuro, l’ultima intimazione sia un bacio in fronte. Ma queste, lo veggo, son precauzioni simili a quelle di certi vostri politicanti, buone finch’altre ragioni più intime gli dieno (dovrei dire dien loro, ma mi par tanto letterato quel loro!) gli dieno virtù; vane poi. La precauzione migliore è pregar Dio ci mantenga unanimi. Bella parola de’ Salmi, che voi m’insegnaste, o unanime mio.

"Mia madre mi raccontava come passando di Padova, andò al Santo; e all’arca di lui nell’ombra sacra stese la mano e posò ’l giovane capo, pregando. Vorrei potere anch’io nel luogo stesso dove mia madre mise la fronte, posare la mia, e pregar pace alla nostra vita. Oh chi dispregia questi aiuti ch’alla fede umana e alla speranza combattuta offre la religione nostra con cura materna, non ha amato mai con tutta l’anima né Dio né le sue creature.

"Ma noi i dolci riti della fede compiremo insieme (non è vero?); e insieme ci vedranno non le sale ciarliere ma le chiese romite. Né l’ore del piacere torremo dal capriccio dell’allegria altrui, ma dall’ispirazione libera del cuor nostro. Io so bastare a me sola; né, per divertir me, dovrete tirare in casa vostra noie e ciarle e calunnie, né rubare il tempo debito agli studi vostri. Siamo fin d’ora severi nell’uso del tempo e nelle dimostrazioni dell’affetto; acciocché l’ultimo giorno del nostro consorzio, sia, quanto si può, uguale al primo.

"Il mio buon compagno di viaggio mi prestò fino all’ultimo ogni cordiale assistenza. A Marsiglia mi fermai tre dì, pieni di gravi memorie. Appena a Bastia, ho cominciato a dar sesto alle cose nostre: ma prima d’ogni cosa ho visitato il camposanto, e pregato. Le lettere di raccomandazione, sapete, valgono o poco o troppo. Gli antichi conoscenti di mia famiglia, riguardandomi come corsa, m’usano delle gentilezze: ma perch’io non son corsa alla francese, e perché mi fo lecito di parlar con rispetto dell’Italia ch’eglino più non conoscono omai, da quest’orecchio non ci sentono: e mi dispiace per loro. Francesi potrebbero essere di governo: ma d’ingegno e di lingua, italiani:



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