Ferryman by Claire McFall

autore:Claire McFall
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2019-06-19T22:00:00+00:00

Dylan era smarrita. L’impatto con l’acqua l’aveva scossa dalla sua momentanea paralisi, ma non era assolutamente preparata all’immersione e il freddo le aveva tolto il fiato. L’acqua nera le aveva riempito subito bocca e naso. L’istinto le aveva detto di chiudere la gola prima che l’acqua potesse arrivarle nei polmoni e soffocarla. Sputò e strinse le labbra, ma i polmoni stavano già bruciando, alla disperata ricerca d’aria. Dylan tentò di dire a se stessa che il suo corpo non era reale, che non aveva bisogno di respirare. Non fece alcuna differenza; i suoi polmoni continuarono a urlare. Aprì gli occhi, ma non riuscì a vedere niente. L’acqua li pungeva, eppure si sforzò di tenerli aperti, sperando di vedere il cielo o il viso di Tristan di fronte a sé.

Le correnti tempestose la sbalzavano in ogni direzione, rigirandola come una trottola. Non aveva idea di dove fosse la superficie, quindi nuotò alla cieca sott’acqua, sperando in un miracolo. Ogni bracciata e ogni calcio erano uno sforzo sovrumano. Il peso dei vestiti la trascinava giù e le membra le facevano male.

Qualcosa, sotto la sua pancia, la sfiorò. Tirò in dentro lo stomaco, espellendo così aria preziosa. La cosa le scivolò lungo il braccio, la avvolse come se la stesse assaggiando per capire cosa fosse. Un’altra cosa le nuotò vicino al viso, ne sentì la ruvidezza grattarle la guancia. Dylan, in preda al panico, si dimenò sott’acqua, menando colpi ciechi a cose invisibili. All’improvviso l’acqua era animata da creature che si contorcevano. Il terrore si impossessò di lei.

Ecco fatto, pensò. La fine.

Aveva sempre avuto paura di annegare, per tutta l’infanzia era stato il suo incubo ricorrente. Un altro motivo per evitare la piscina. La paura continuò a farle combattere i suoi sconosciuti aggressori, anche quando il freddo e la mancanza d’aria la indebolirono. Il bisogno di respirare stava aumentando. Teneva le labbra sigillate, più strette che poteva, ma ogni suo nervo le chiedeva di inspirare.

Qualcosa la afferrò per i capelli, tirandoli, e lo strattone e la sorpresa le fecero dimenticare per un attimo di tenere la bocca chiusa. L’aprì e i suoi polmoni, riconoscenti, inspirarono. L’acqua tossica li inondò. I polmoni si contrassero, tentarono di inalare aria e fecero tossire Dylan, la soffocarono. Altro liquido nauseante le invase la gola e i suoi occhi si spalancarono per il terrore. Le orecchie esplosero, protestando per la profondità dell’acqua. Il panico venne sostituito da un ronzio penetrante. Un ultimo urlo muto comparve sul suo viso mentre lei perdeva i sensi. L’ultima cosa di cui ebbe coscienza fu una delle creature che le afferrava una gamba e la tirava giù, sempre più giù, in fondo al lago.

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