Fondamenta degli incurabili by Iosif Brodskij

Fondamenta degli incurabili by Iosif Brodskij

autore:Iosif Brodskij [Brodskij, Iosif]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: b9258e9d7ec72771d5105a47e9e53e94e730abaf
editore: Adelphi
pubblicato: 2014-07-21T22:00:00+00:00


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Nel 1977, un pomeriggio di novembre, al «Londra», dove ero ospite della Biennale del Dissenso, ricevetti una telefonata di Susan Sontag, che stava al Gritti, ospite anche lei. «Joseph,» mi disse «sai chi ho incontrato oggi in piazza? Olga Rudge. La conosci?». «No. Vuoi dire... la Pound?». «Sì,» disse Susan «e mi ha invitato ad andare da lei stasera. Non me la sento di andarci da sola. Ti dispiacerebbe accompagnarmi, se non hai altri impegni?». Di impegni non ne avevo, e dissi di sì, ma certo. Capivo fin troppo bene la sua apprensione. La mia, pensai, sarebbe stata anche più grande. Be’, tanto per cominciare, nel mio genere di lavoro Ezra Pound è un nome grosso, praticamente un’industria. Molti grafomani americani hanno trovato in Ezra Pound un maestro e un martire. Io, da giovane, avevo tradotto in russo parecchie cose sue. Le traduzioni erano porcherie, e tuttavia mancò poco che fossero pubblicate, grazie a un criptonazista che aveva le mani in pasta in una solida rivista letteraria (adesso, si capisce, il personaggio è un accanito nazionalista). L’originale mi piaceva per la sua freschezza un po’ saccente e per i versi vigorosi, per quel che aveva di diverso nei temi e nello stile, per gli abbondanti riferimenti culturali che allora erano fuori della mia portata. Mi piaceva anche il motto «Far nuovo» – mi piacque, cioè, finché non scoprii che sotto quel motto si mettevano a nuovo cose piuttosto vecchie: eravamo, in sostanza, in un istituto di bellezza. Quanto all’internamento di Ezra Pound nell’ospedale psichiatrico di St. Elizabeth, non era poi una cosa da farci tanti romanzi, agli occhi di un russo, ed era sempre meglio dei nove grammi di piombo che i suoi discorsi alla radio, durante la guerra, gli avrebbero meritato in un altro Paese. Anche i Cantos mi avevano lasciato freddo; l’errore principale era un errore vecchio: la ricerca della bellezza. E sì che uno come lui, dopo aver vissuto tanti anni in Italia, avrebbe dovuto rendersi conto che la bellezza non può essere programmata, essendo sempre l’effetto secondario di altre ricerche, spesso molto normali. La cosa più giusta da fare, pensavo, sarebbe questa: pubblicare insieme le sue poesie e i suoi discorsi, in un solo volume, senza una dotta introduzione, e vedere che cosa succede. Se c’è qualcuno che dovrebbe sapere come il tempo ignori la distanza tra Rapallo e la Lituania, questo qualcuno è un poeta. E poi, secondo me, ammettere che si è buttata via la propria vita è più virile che perseverare nella posa del genio perseguitato, pronto ad alzare il braccio nel saluto fascista per poi negare che questo gesto abbia un significato, pronto a concedere interviste solenni ma reticenti e a coltivare l’immagine del vecchio saggio, col risultato finale di somigliare alquanto a Hailé Selassié. Ezra Pound continuava ad andar forte nella considerazione di qualche mio amico; e adesso mi toccava incontrare la sua vecchia.

L’indirizzo era nel sestiere della Salute, la parte della città con la più alta percentuale di stranieri, per quanto ne sapevo, e soprattutto di anglosassoni.



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