Forever by Maggie Stiefvater

Forever by Maggie Stiefvater

autore:Maggie Stiefvater [Stiefvater, Maggie]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo trentaquat ro

Capitolo trentaquat ro

• ISABEL •

La chiamata dal cel ulare di Sam giunse al e set e del mat ino. Di regola, a quel ’ora mi preparavo per andare a scuola, ma era sabato, e ciò signi cava che invece ero distesa sul let o e mi stavo in lando le scarpe da jogging. Correvo spinta dal a vanità e dal a prospet iva di un paio di gambe da urlo.

Risposi. «Pronto?» Non avevo idea di cosa aspet armi.

«Lo sapevo» esordì Cole. «Lo sapevo che avresti risposto se avessi pensato che era Sam.»

«Oh Dio. Dici sul serio?»

«Dico sul serissimo. Posso entrare?»

Saltai giù dal let o e andai a sbirciare dal a finestra. Intravidi l’estremità di una brut a station wagon in fondo al vialet o.

«Sei tu in quel a macchina da pervertito?»

«Puzza» replicò Cole. «T’inviterei a venire qui per parlare in intimità, ma qualunque cosa produca questo tanfo, deve essere roba potente.»

«Che vuoi, Cole?»

«La tua carta di credito. Devo ordinare rete da pesca, at rezzi e un paio di tranquil anti per i quali, giuro, non serve la prescrizione medica.

Inoltre, ho bisogno che mi vengano spediti subito.»

«Dimmi che stai solo facendo lo spiritoso.»

«Ho promesso a Sam di cat urare Beck. Ho intenzione di costruire una trappola utilizzando la voragine che Grace ha gentilmente scoperto cadendoci dentro. Come esca voglio met ere il cibo preferito di Beck, che lui ha gentilmente annotato nel diario mentre raccontava un aneddoto su un incendio in cucina.»

«Stai scherzando. Perché in caso contrario penserei che sei diventato completamente pazzo.»

«L’odore è il legame più forte coi ricordi.»

Sospirai e mi distesi col telefono ancora al ’orecchio. «E questo cosa c’entra con l’evitare che mio padre vi ammazzi tut i?»

Ci fu una pausa. «Beck ha già trasferito i lupi una volta. Voglio chiedergli come ha fat o.»

«E la rete, gli at rezzi e i medicinali ti aiuteranno a farlo?»

«In caso contrario, sarà comunque divertente.»

Fissai il so t o. Tempo prima, Jack aveva lanciato uno stupido pezzo di gommapane dove il so t o spiovente intersecava la parete del a mia camera. Era ancora lì.

Sospirai. «Va bene, Cole, va bene. Ci vediamo al ’ingresso laterale, accanto al a scalinata da dove sei salito l’altra volta. Parcheggia quel ’af are in modo che i miei genitori non lo vedano quando si svegliano. E non fare rumore.»

«Io non faccio mai rumore» si congedò Cole, e il telefono si ammutolì nel o stesso istante in cui la porta del a mia stanza si apriva.

Ancora distesa sul a schiena, guardai sot osopra in direzione del a porta e lo vidi entrare. Si richiuse la porta al e spal e con cura. Portava dei pantaloni larghi con le tasche e una T-shirt nera. Sembrava un personaggio famoso, ma ormai iniziavo a capire che quel ’impressione era suscitata più dal suo modo di porsi che da ciò che indossava. Nel a stanza, tut a sto e leggere e svolazzanti, cuscini luccicanti e specchi che sorridevano, Cole appariva fuori luogo; eppure stavo imparando che anche quel o dipendeva dai suoi at eggiamenti, non da chi era davvero.



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