Futuro interiore by Michela Murgia

Futuro interiore by Michela Murgia

autore:Michela Murgia [Michela Murgia]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858423417
editore: Einaudi
pubblicato: 2016-12-26T23:00:00+00:00


4. V. Gregotti, Tre forme di architettura mancata, Einaudi, Torino 2010.

5. G. Clément, Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata 2005.

III.

Capitani contagiosi

Le relazioni umane sono sempre anche rapporti di potere, e piú esse sono strutturate e complesse, piú quel potere deve a sua volta strutturarsi per mantenere l’equilibrio tra chi vive la tensione al controllo e il giusto timore di chi il controllo lo vorrebbe evitare. Immaginare una società senza poteri in conflitto è impensabile, ma ipotizzarne una dove il potere sia riconosciuto e gestito secondo categorie differenti da quelle in cui siamo stati cresciuti è ancora possibile e anche, considerata l’inefficacia delle modalità attuali, non piú eludibile. La democrazia non sfugge a questo bisogno, perché se è vero che i sistemi di potere sono sempre gerarchici, è ancora piú vero che lo sono soprattutto quando hanno struttura democratica. Nelle dittature e nelle monarchie ottocentesche la catena di comando era infatti piuttosto breve, perché concentrava molto potere nelle mani di pochissimi e traeva la sua forza dall’evidenza di questa verticalizzazione: i ruoli di chi comandava e chi obbediva erano chiari e l’esecuzione degli ordini era rapida e indiscussa, direttamente legata a un’autorità senza mediazioni.

I sistemi democratici sono invece fondati sul principio opposto: non è la concentrazione a regolare l’autorità, ma la distribuzione e la separazione dei poteri. Per realizzare queste due condizioni le società democratiche hanno però bisogno di generare innumerevoli gerarchie d’ambito e il paradosso che ne emerge è che all’interno di queste infinite burocrazie i liberi cittadini democratici ridiventano sudditi tante volte quanti sono i decisori sociali di cui bisogna attendere le deliberazioni. La gerarchia non democratica ha una logica assoluta e inconfutabile: il potere viene dall’alto per assunto di sangue, diritto divino o forza; quando lo si esercita lo si fa in progressione verso il basso, a caduta. La gerarchia democratica è invece fondata sul paradosso secondo il quale è proprio l’ultimo scalino sociale, il cittadino col suo voto, a conferire il potere che subisce.

Che cominci dal principio o cominci dalla fine, l’organizzazione gerarchica rimane invariata in entrambi i sistemi nella sua sostanza e differisce solo per un dato: la non democrazia si fonda sulla convinzione che il potere in sé sia eterno e non abbia bisogno di verifiche, mentre la democrazia è fondata sulla sfiducia in chi la esercita, quindi i ruoli del comando pro tempore sono soggetti a rinnovo periodico e prevedono meccanismi di bilanciamento tra poteri.

È possibile immaginare un sistema di governo che non si basi su strutture gerarchiche? L’avvento della rete e il cambio di orizzonte imposto dalle sue dinamiche ha modificato radicalmente la percezione di cose come la distribuzione dei poteri, l’economia, l’esercizio di sovranità, la partecipazione e la stessa idea di democrazia esercitata come oligarchia a comparti stagni. Come evitare che il nuovo paradigma diventi semplicemente tecnocrazia? Come fare in modo che la funzione sociale torni a essere espressione della relazione sociale?

Un funzionario o un oligarca interrogati sull’utilità dell’autorità e della catena di comando direbbero che il potere nella sua espressione gerarchica serve a mantenere l’ordine e quindi la pace.



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