Gala Cox - Il mistero dei viaggi by Raffaella Fenoglio

autore:Raffaella Fenoglio [Fenoglio, Raffaella]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy, Narrativa per ragazzi, marzo, retail
ISBN: 9788834727386
editore: Fanucci
pubblicato: 2014-10-01T22:00:00+00:00

27

Dennis arrivò trafelato al binario. Il grande orologio sulla mia testa segnava le otto, ventinove minuti e quaranta secondi.

Il che voleva dire che eravamo sul filo del ritardo.

Sorriso. Saluto. Corsa per salire sul treno. Fischio della partenza.

E pensare che io arrivavo agli appuntamenti almeno venti minuti prima.

Sedemmo. Uno di fronte all’altro.

Dennis si tolse la giacca militare. La lanciò nel portaoggetti sopra le nostre teste. Sedette.

«Speriamo di non vomitare» disse. Sorrise e appoggiò i piedi sul sedile affianco al mio.

Aveva detto vomitare?

«Come?» chiesi.

«Non te ne avevo parlato? Io vomito in treno» confermò.

Oh Santo Cielo!

Da quella posizione vedevo la porta della carrozza. Il treno ancora non si muoveva. Sarei potuta scendere.

Per quale motivo avevamo scelto il treno se lui lo soffriva?

C’era gente che non sopportava la vista del sangue. Io quella del vomito.

Forse per quello non avevo mai dato di stomaco. Mi rifiutavo. Nemmeno col caffè salato. O col Fernet.

«Ma non negli ultimi dieci anni,» continuò «anche perché non l’ho più preso. Ma prima ero un tormento. Sapessi cosa riuscivo a fare. Sporcavo persino quelli che stavano nella fila avanti a noi.»

Il cartello pubblicitario di una banca scivolò verso destra. Fino a scomparire.

Ci stavamo muovendo. Addio fuga.

Chiusi gli occhi.

«Tutto bene Gala? Sei paaallida.»

Feci cenno con la mano che tutto era a posto.

Calma, Gala. Aveva detto che erano dieci anni che non vomitava. E se lo avesse fatto io lo avrei ucciso.

«Dormito bene questa notte?» chiese Dennis preoccupato.

Annuii con gli occhi serrati.

Contro ogni previsione quella notte avevo dormito come un sasso. Nessun incubo aveva fatto capolino nei miei sogni. Anzi. Per fortuna mi aveva svegliato Matunaaga. Sennò avrei tirato dritto fino a mezzogiorno.

«Oggi va Milano con la classe, signorina Gala?» mi aveva chiesto Matunaaga.

Sapeva perfettamente che la scuola non c’entrava con quella trasferta. Ma anche a lui piaceva Dennis. Era evidente. Quindi non aveva fatto parola della bugia che avevamo raccontato a mia madre.

Quella mattina non avevo incontrato né lei né Ildegarda di Bingen.

Uscendo dalla mia camera avevo pestato della cenere posata davanti alla porta. Poi l’avevo vista sparsa in fondo alle scale. Negli angoli dell’atrio. Oltre la porta d’ingresso.

«Cenere di betulla nana, signorina Gala» aveva detto Matunaaga.

«Cenere di betulla nana?!? Perché?»

Aveva alzato le spalle. Zero spiegazioni, quindi. «Si diverta con signorino Dennis.»

Avevo sgranato gli occhi a Matunaaga per intimargli di tenere la bocca chiusa.

Subito dopo colazione avevo cercato qualcosa di carino nel mio armadio. Di solito non mi interessavano i vestiti. Tanto tutto mi stava uguale. Quello era argomento di litigi con Edvige. Non ricordavo quando andava il viola o se erano out gli zaini optical.

In ogni caso quella mattina mi ero sforzata. Avevo indossato un paio di All Star a stelle e strisce anni Cinquanta, edizione limitata. Regalo di papà. E una felpa candida, sempre americana. Niente colori sgargianti per una volta.

In fatto di moda avevo un’unica certezza. Che il bianco mi donasse.

Aprii gli occhi e guardai Dennis smanettare col cellulare. Bretelle, camicia scozzese, pantaloni di lana un po’ corti.

Sarebbe stato interessante sbirciare nel suo, di armadio.

«Ti ho fatto una foto quando avevi gli occhi chiusi» disse.

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