Harry Potter e i Doni della Morte by J. K. Rowling

Harry Potter e i Doni della Morte by J. K. Rowling

autore:J. K. Rowling [Rowling, J. K.]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B07C5GFF97
editore: Pottermore Publishing
pubblicato: 2015-12-09T00:00:00+00:00


CAPITOLO 20

XENOPHILIUS LOVEGOOD

Harry non si aspettava che l’ira di Hermione si placasse in una notte, quindi non si stupì che la mattina dopo comunicasse con sguardi torvi e silenzi ostinati. Ron reagì mantenendo un contegno innaturalmente grave in sua presenza, in segno evidente di costante rimorso. A dire il vero, quando si ritrovavano insieme tutti e tre Harry si sentiva come l’unica persona non in lutto a un funerale con pochi presenti. Ma nei rari momenti che passò da solo con Harry (a prendere l’acqua o a cercare funghi nel sottobosco), Ron fece mostra di uno sfrontato buonumore.

«Qualcuno ci ha aiutato» ripeteva. «Qualcuno ha mandato quella cerva. Qualcuno è dalla nostra. Un Horcrux in meno, Harry!»

Rinfrancati dalla distruzione del medaglione, ripresero a discutere di dove potessero trovarsi gli altri e, sebbene avessero già affrontato la questione, Harry era ottimista, certo che altre novità decisive sarebbero seguite alla prima. Il broncio di Hermione non riusciva a guastare il suo buonumore: l’improvvisa svolta della loro sorte, l’apparizione della cerva misteriosa, il recupero della spada di Grifondoro e soprattutto il ritorno di Ron lo rendevano così felice che faticava a restare serio.

Nel tardo pomeriggio lui e Ron sfuggirono di nuovo alla presenza ostile di Hermione con la scusa di setacciare i cespugli nudi in cerca di more inesistenti e continuarono a scambiarsi informazioni. Harry era finalmente riuscito a raccontare a Ron tutta la storia dei vagabondaggi suoi e di Hermione, fino al resoconto completo di quanto era accaduto a Godric’s Hollow; adesso toccava a Ron riferirgli tutto quello che aveva scoperto sul mondo magico nelle settimane trascorse da solo.

«... e come hai fatto a sapere del Tabù?» chiese a Harry, dopo avergli raccontato dei molti disperati tentativi dei Nati Babbani di sottrarsi al Ministero.

«Del che cosa?»

«Tu e Hermione avete smesso di pronunciare il nome di Tu-Sai-Chi!»

«Oh, sì. Be’, è solo una brutta abitudine che abbiamo preso» spiegò Harry. «Ma per me non è un problema chiamarlo V...»

«NO!» ruggì Ron. Harry saltò dentro un cespuglio e Hermione, il naso immerso in un libro all’ingresso della tenda, li guardò accigliata. «Scusa» disse Ron aiutando l’amico a districarsi dai rovi, «ma il nome è stato stregato, Harry: è così che scoprono la gente! Usare il suo nome infrange gli incantesimi di protezione, provoca una specie di interferenza magica... è così che ci hanno trovati in Tottenham Court Road!»

«Perché abbiamo pronunciato il suo nome?»

«Esatto! Bisogna dargliene atto, è logico. Solo le persone che si opponevano seriamente a lui, come Silente, osavano pronunciarlo. Adesso che gli hanno imposto un Tabù, chiunque lo nomini è rintracciabile. Un modo rapido e semplice per trovare i membri dell’Ordine! Hanno quasi preso Kingsley...»

«Stai scherzando?»

«No, un manipolo di Mangiamorte l’ha accerchiato, ha detto Bill, ma è riuscito a fuggire. Adesso è latitante, come noi». Ron si grattò pensieroso il mento con la punta della bacchetta. «Non credi che sia stato lui a mandarci quella cerva?»

«Il suo Patronus è una lince, l’abbiamo visto al matrimonio, ti ricordi?»

«Già, è vero...»

Camminarono lungo la siepe, più lontano dalla tenda e da Hermione.



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