I Goldbaum by Solomons Natasha

autore:Solomons, Natasha [Solomons, Natasha]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Hampshire

Aprile

In casa fervevano i preparativi per l’arrivo del Kaiser Guglielmo. Aveva trascorso una settimana in visita di stato al cugino re Giorgio, prima di intraprendere un breve giro turistico in Inghilterra. Aveva esitato sull’opportunità di passare dai Goldbaum, perché non è che avesse un debole per gli ebrei. Ma poi, a quanto pareva, la curiosità aveva avuto la meglio sull’antipatia – probabilmente grazie anche alle lusinghe del principe Karl Max – e la visita era stata confermata. A Temple Court i tappeti erano stati arrotolati per pulire anche sotto, e si stavano preparando i duecentoventicinque pezzi del servizio di Sèvres decorati a mano da Louis-Victor Gerverot per la cena e il dessert. Una flotta di gondole era stata importata da Venezia affinché Sua Maestà imperiale e reale potesse godere della veduta di Temple Court dal fiume. Diecimila torce erano state inchiodate lungo i sentieri del giardino e le serre svuotate di rose, gigli e crisantemi giapponesi. Lady Goldbaum, temendo che ancora non bastassero, aveva ordinato altre rose dalle Channel Islands, per un valore di cinquecento sterline. I due arazzi Gobelin appartenuti al Re Sole erano stati riappesi con ogni cura nella camera da letto reale, mentre sulla tazza del bagno a essa adiacente era stata montata una nuova seggetta di legno (era impensabile che le terga reali si posassero dove altre natiche nude si erano già sedute). I preparativi al piano inferiore si rispecchiavano a quelli superiori, e la servitù dovette accalcarsi in camere sempre più condivise per lasciare spazio all’esercito del personale al seguito del Kaiser.

Greta si ritirò a Fontmell per cambiarsi per la cena, sollevata di poter sfuggire a quella frenesia. Salì le scale fermandosi come sempre ad ammirare il Klimt appeso al posto d’onore. Si adattava perfettamente, come se l’intera scalinata fosse stata costruita per incorniciarlo, il lucernario nel tetto di paglia realizzato apposta per far piovere la luce sul viso della donna e illuminarlo proprio in quel modo. Il dipinto, per quanto strettamente associato a Parigi, non la deprimeva. Anzi. Le rammentava quanto fosse fugace la felicità, e che l’appagamento nel matrimonio era questione di fortuna, incerto e incostante. Non era necessario che ogni momento con Albert fosse pieno di gioia; il semplice fatto che ci fossero momenti, ore e giorni in cui apprezzava la sua compagnia più di quella di chiunque altro le bastava, e ne era contenta. Forse era amore, forse no, ma dopo aver assistito alla catastrofe fra Claire e Henri riteneva poco saggio pretendere di più.

Greta scrisse a Henri, ma le sue risposte erano piene di falsa bonomia e di resoconti di spettacoli teatrali e concerti, con commenti come “Peccato, la povera Claire l’avrebbe tanto apprezzato” e “Se il nostro piccino fosse vivo”, come se madre e bambino fossero morti durante il parto. Greta non riusciva a sopportare quel reinventare Claire come una specie di Madonna e se ne lagnava con Otto, che a sua volta la implorava di avere pazienza con Henri. Insisteva che Henri aveva necessità di riscrivere il passato, di perdonare Claire e trovare un po’ di pace.

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