I MISERABILI 2 by Victor Hugo

I MISERABILI 2 by Victor Hugo

autore:Victor Hugo [Hugo, Victor]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: italiano, cover, archivio italiano
pubblicato: 2012-02-07T11:16:56+00:00


III • MARIUS CRESCIUTO (torna all'indice)

A quell'epoca Marius aveva vent'anni, da tre anni aveva lasciato il nonno. Erano rimasti negli stessi termini da ambo le parti, senza tentare riavvicinamenti e senza cercare di rivedersi. D'altra parte, perché rivedersi? per scontrarsi? chi avrebbe avuto ragione dell'altro? Marius era un vaso di bronzo, Gillenormand di ferro.

Marius s'era ingannato, diciamolo, nei confronti del cuore del nonno. Si immaginava che il signor Gillenormand non l'avesse mai amato e che quel buon vecchio brusco, duro e ridanciano, che bestemmiava, gridava, tempestava ed alzava il bastone, avesse verso di lui tutt'al più quell'affetto al tempo stesso leggero e severo dei Geronti da commedia. Marius si sbagliava. Vi sono padri che non amano i propri figli, ma non esiste nonno che non adori i nipoti. In fondo, l'abbiamo detto, Gillenormand idolatrava Marius. Lo idolatrava a modo suo, accompagnando il suo amore con spintoni e magari schiaffi, ma quando quel ragazzo era sparito egli sentì un gran vuoto nel cuore; pretese che non gliene parlassero più, per lamentarsi poi, sottovoce, di essere così ben obbedito. Nei primi tempi sperava che quel bonapartista, quel giacobino, quel terrorista, quel settembrista ritornasse. Ma passarono le settimane, passarono i mesi, passarono gli anni; con grande disperazione di Gillenormand, il bevitore di sangue non ricomparve! «Eppure non potevo fare altrimenti che cacciarlo», diceva fra sé il nonno, chiedendosi «se dovessi rifarlo, lo rifarei?». Il suo orgoglio rispondeva sì, senza indugio, ma la vecchia testa, che scuoteva in silenzio, rispondeva tristemente no. Aveva i suoi momenti di scoramento, Marius gli mancava. I vecchi hanno bisogno d'affetto come di sole, come di calore. Per quanto forte fosse la sua natura, l'assenza di Marius aveva cambiato qualcosa in lui. Per nulla al mondo avrebbe voluto fare un passo verso quel «furfantello», ma soffriva. Non si informava mai di lui, ma ci pensava sempre. Viveva sempre più ritirato al Marais. Era ancora, come un tempo, allegro e violento, ma la sua allegria aveva una durezza convulsa quasi contenesse dolore e collera, e le sue violenze finivano sempre in una sorta di abbattimento dolce e cupo. Diceva talvolta: «Oh! se tornasse, che bello scappellotto gli darei!».

Quanto alla zia, pensava troppo poco per amare molto, e Marius per lei non era nulla più che una specie di profilo nero e indefinito, e aveva finito per occuparsene meno del gatto o del pappagallo che probabilmente aveva.

Ciò che aumentava il dolore segreto di Gillenormand era il tenerlo tutto chiuso senza lasciar trasparire nulla; era come una di quelle fornaci di recente invenzione che bruciano il proprio fumo. Capitava talvolta che qualche ospite poco accorto gli parlasse di Marius e gli chiedesse: «Cosa fa, che ne è di vostro nipote!». Il vecchio signore rispondeva, sospirando se era troppo triste, o dando un buffetto al polsino, se voleva apparire allegro: «Il signor barone di Pontmercy fa l'avvocatucolo da qualche parte».

Mentre il vecchio si pentiva, Marius si compiaceva. Come accade in tutti i cuori buoni, la sventura gli aveva tolto l'amarezza. Pensava al signor



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