Il bagno penale di Gaeta by Nicola Ancora

Il bagno penale di Gaeta by Nicola Ancora

autore:Nicola Ancora [Nicola]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788833468006
editore: Ali Ribelli Edizioni
pubblicato: 2021-02-21T23:00:00+00:00


1 La trascrizione dall’originale (L’uomo di Galera di Pasquale Graziadei) è avvenuta nella modalità diplomatico-interpretativa.

IV – Da bagno penale a reclusorio militare

Già nel 1866 si avvertiva un profondo sdegno, sia da parte del Ministero della Marina, che ne chiedeva la soppressione, sia dal mondo degli intellettuali, che non vedevano l’utilità di avere ancora delle carceri in vecchi castelli, torri, conventi; come, anche, lo stesso disumano trattamento dei lavori forzati.

Agostino De Pretis, tra gli altri, ne chiedeva la soppressione. Queste lamentele finirono con il codice Zanardelli, che sancì l’abolizione dei bagni penali, ma anche della pena di morte e del lavoro forzato. Ciò significava la dismissione, inoltre, degli antichi edifici e la costruzione di nuovi (Bellazzi 1866, p. 27).

Quando, per motivi economici, non sarebbe stato possibile edificare ex novo un reclusorio, si provvedeva al rifacimento della struttura interna del bagno secondo i dettami di Crispi. Quello che successe, in pratica, per il castello Angioino di Gaeta.

Se un primo stravolgimento architettonico, tale da rendere visibile il periodo medievale alle diverse persone che decidono di visitarlo, si ebbe nel XIX secolo, nel XX si ebbero i maggiori lavori di rifacimento degli ambienti.

Sul finire dell’Ottocento, come già anticipato nei paragrafi precedenti, furono stanziati, per Gaeta, dei fondi destinati alla costruzione di nuove celle di isolamento e di nuovi ambienti. Nell’aria già si avvertiva, un decennio prima del codice Zanardelli, che qualcosa sarebbe cambiato.

Del primo reclusorio militare costruito in Italia si ha notizia da un regio biglietto del 16 ottobre 1822, col nome di Catena Militare; era la prima denominazione di quell’istituzione che oggigiorno chiamiamo carcere militare. Nel 1840, con l’emanazione del nuovo codice penale militare, mutò il nome in Reclusorio Militare.

A Gaeta, il nuovo governo, negli anni a seguire il 1861, requisì tutti i beni demaniali ed in uno di questi, la caserma sant’Angelo (vecchio monastero), fu istituito un primo nucleo dello Stabilimento Militare di Pena con laboratori vari, ove il militare condannato espiava la propria pena.

Come si evince dal documento analizzato, «il recluso acquista la veste di cittadino soldato che non solo sconta la pena ma lavora, si addestra e si rieduca per essere restituito all’Esercito e alla società».

L’obbligo da parte del militare recluso a lavorare fu sancito con un regio decreto nel 1853, in concomitanza con un generale riassetto della reclusione militare (riguardante le nuove competenze del personale di governo, la divisa, l’armamento, le diverse attribuzioni).

Il 31 dicembre 1901, con la circolare ministeriale n. 165, il Comando degli Stabilimenti Militari di Pena venne trasferito da Roma a Gaeta, nella Caserma Sant’Angelo.

Il 21 agosto 1915 venne istituito a Gaeta il Reclusorio Succursale in dipendenza dal Comando Reclusorio Principale (S. Angelo) occupando la Caserma Angioina (ex bagno penale).

I detenuti militari, fino al 1968, a Gaeta erano impegnati nella produzione di materiale tipografico destinato principalmente all’uso militare; moltissime carte usate nelle due guerre mondiali furono prodotte nello Stabilimento Tipografico Militare di Gaeta. Le officine si trovavano nel Comando Principale. I detenuti, identificabili mediante tre stellette ricamate in stoffa, imparavano questa arte da maestri tipografici che venivano dal napoletano.



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