Il banchiere assassinato by Augusto de Angelis

Il banchiere assassinato by Augusto de Angelis

autore:Augusto de Angelis [Angelis, Augusto de]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General, Mystery & Detective
editore: Sellerio Editore Palermo
pubblicato: 2012-12-14T21:00:00+00:00


9

«Sono stata io ad ucciderlo!»

I quattro uomini nella stanza rimanevano immobili. De Vincenzi, con le mani in tasca, pacato e sereno, osservava il conte, senza dare al suo sguardo alcuna evidente forza di penetrazione. Era in lui il desiderio di togliere alla esclamazione del conte ogni importanza. Voleva proprio scarnire l’incidente, renderlo lineare, togliere ogni enfasi a quel grido lanciato inconsapevolmente e che scopriva il lato profondamente vulnerabile e vulnerato di uno degli attori del dramma.

E Marchionni, quasi avesse compresa l’intenzione del commissario, si era istantaneamente calmato. Non la più piccola commozione. Soltanto l’immobilità, neppure mossa da un respiro più frequente. Si sarebbe detto che anche lui attendesse, come De Vincenzi, che i fatti si spiegassero da soli.

Il più impressionato di tutti era Harrington a cui il fulgore del brillante toglieva luce agli occhi, che si erano spenti. Tutta la sua furberia gli si era come liquefatta sul volto, che appariva slavato. Si era allontanato da Marchionni e si sarebbe detto che, con quel gesto, avesse voluto estraniarsi dalla vicenda, quasi avesse compreso che essa lo sorpassava, tanto più grande di lui, da togliergli ogni velleità di approfondirla.

Ultimo giunto e fino adesso figura di contorno, Giacomo Macchi, il cameriere, anch’egli un po’ in disparte, per abitudine delle sue funzioni, fissava in terra, evidentemente più imbarazzato che sorpreso o colpito da tutti quegli avvenimenti che, iniziatisi con un fatto mortale, si presentavano adesso carichi di pericolo, come una bomba di dinamite.

De Vincenzi ricapitolava in se stesso i fatti, cercando di fare il punto con la rapidità del navigatore, che teme tempesta. Non c’era tempo per lui di disporre il sestante e di calcolare preciso. Occorreva lavorare d’intuizione, soprattutto. Per intuizione, aveva tratto, quasi inconsciamente, il conte Marchionni nel tranello e, quando aveva a bella posta mentito, affermando che la ricevuta si trovava nella tasca del petto del cadavere, non sapeva neppur lui perché si stesse valendo di quella menzogna. Poi essa aveva dato frutti insperati. Insperati, ma di quale valore? Era ammissibile che ad uccidere Garlini fosse stato il conte? Sì, poteva anche essere ammissibile; ma occorreva allora trovare tutti gli altri elementi che mancavano.

Pensava e nello stesso tempo voleva interdirsi di pensare. Avrebbe voluto realmente agire come un rabdomante, per forza inconscia. Cercava un assassino e doveva trovarlo con la bacchetta sensibile.

Il silenzio continuava su quei quattro uomini immobili, neppur ansioso, adesso, ma quasi catalettico. Un silenzio stagnante.

Come rompere la lutulenza di quell’atmosfera? Come uscire di nuovo a respirare l’aria libera? Come muoversi?

E naturalmente fu sempre il caso che operò, come un sasso lanciato in uno stagno.

Di nuovo il campanello della porta squillò, nervoso, e tutti sobbalzarono. Senza accorgersene, avevano mandato un sospiro di sollievo.

Ma fu breve.

Un’altra angoscia li afferrò, tutti e quattro: quale manifestazione dell’imprevisto, sotto quale specie, sarebbe entrata adesso da quella porta, che l’agente di guardia nella sala d’ingresso si recava ad aprire?

La persona, che entrò, era una donna. Passò diritta davanti all’agente ed entrò nella sala da pranzo, per nulla stupita di trovarvi quegli uomini, che con gli occhi attoniti la fissavano.



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